domenica 7 dicembre 2014

SILVIA CAIMI curated by Pietro Franesi

CURATELA

Silvia Caimi non è classificabile nei molti ismi tribali che popolano le terre artistiche. Visitando mostre e gallerie i nostri neuroni sono stressati da immagini dove la città metropolitana è il palcoscenico della vita dove la pittura , e l'arte in generale, diventano un'evoluzione della fotografia ed insieme un videoclip. Una metamorfosi che dal bruco pittura nasce la farfalla fotografica o videografica per immergerci nella vita iper frenetica della contemporaneità. Frammenti di vita metropolitana, frame spezzati dalla velocità del suo ritmo tecnologico. Oppure icone del non naturale, del corpo asservito alle trasformazioni della chirurgia barocca o del catastrofismo postnucleare, conseguenze delle teorie consumistiche, della falsa democratizzazione tecnologica e del pensiero deterministico. L'immagine è stata asservita alla filosofia della perdita di autorialità, zoomando forme e figure senza volto, diventate delle protesi delle nuove macchine. Molti hanno trovato il sentiero del successo effimero prostandosi al cool impersonale e privo di sentimento. Al narcisismo delle forme decorative, spogliando le immagini in un processo di autominimilizzazione. Il noi è stato sostituito con l'io. Il nuovo Faust ci ha piegato alle pratiche delle moderne arene, gladiatori inferociti e assetati di sangue, nemici di tutto ciò che ci allontanava dal successo: la famiglia e gli amici. Una guerra contro tutto e tutti. Tribù di artisti, curatori, giornalisti, critici, direttori di museo, collezionisti alla ricerca del santo graal dell'immortalità, dipendenti dalla droga dell'evoluzione tecnologica della società contemporanea. Ma l'arte e la vita sono un processo che non corrisponde ad una filosofia evolutiva. Passato, presente e futuro convivono, a volte ti meravigli e tutto ricomincia daccapo. La teoria del chaos, le nuove scoperte della fisica quantistica insieme da una rilettura delle antiche civiltà e dall'altra la conxtastazione che la forma sociale che meglio ha rappresentato la filosofia dell'egoismo e dell'individualismo sta distruggendo la vita degli umani e non umani, spronano l'artista ad una vera e propria rivoluzione concettuale. I valori sono la via per uscire dall'oscurità del mondo contemporaneo. Silvia Caimi esprime valori universali, sconquassa certezze false, rompe il complice silenzio degli osannanti servi e ci regala immagini partorite con lentezza, sensibilità e quel pizzico di ironia e autoironia che servono per vedere il bicchiere mezzo pieno, anche quando manca l'acqua. Un'artista valoriale che sprigiona ottimismo, voglia di tirarsi su le maniche, rispetto della vita e delle vite, in una parola offre la comprensione del più importante obiettivo della vita, la felicità. Momenti di vita felice dove l'amore, il sesso, l'amicizia, il rispetto del corpo e dell'anima, il rispetto dell'io e dell'altro sostituiscono il prozac e ci offre un saporito risotto alla zucca con un buon bicchiere di vino del contadino mantovano. Lei frantuma l'economia dello scarto, dove le famiglie, le donne, gli anziani ed i bambini vengono triturati ed espulsi dalla macchina della falsa efficienza , costruisce la piramide con dei lego in legno e sopra fa sedere comodamente l'umanità. La persona è il fine non il mezzo. Adoro la lirica delle sue opere. Lei ci offre l'opportunità di non essere semplici spettatori ma partecipi di una riflessione collettiva che riunisce attorno ad una caminetto tutti coloro che hanno capito le parole di Francesco, perchè i cambiamenti hanno bisogno di eroi e di aiutanti eroi. L'arte che sprona la vita, che ci sprona a vivere. Sono orgoglioso di collaborare con artisti che lasciano da parte le mode e le tecniche e che insieme ad un gusto estetico ed ad un linguaggio universale uniscono quei valori che hanno salvato l'umanità dalle tragedie della storia. In questi anni ho sofferto e soffro a vedere l'arte delle vite spezzate, dei corpi stuprati, della violenza, del sangue, dell'effimero diventato divinità. L'arte non è un racconto televisivo o un viaggio giornalistico, è una filosofia. L'arte è mentale si ricordava Leonardo. Con questa personale Silvia inizia una cammino. Non so dove la porterà ma sarò felice di seguirla. Le consiglio di seguire le parole di un antico saggio nomade " Non ti chiedo da dove vieni ma ti offro la mia spalla per camminare insieme".