traduzione in italiano di un breve seminario tenuto a Central Park,
Ottobre 2009

Il troppo stroppia
Oggi lo stomaco dell’arte è pieno, intasato, costipato.
Milioni di artisti, migliaia di gallerie, migliaia di
dealer, migliaia di curatori, di giornalisti, di riviste, di
fiere, di musei.
Un groviglio di bocche affamate pronte a divorarsi per un
pezzo di stomaco ma comunque condannate ad avvicinarsi al
retto.
Ci vorrà del tempo ma sappiamo cosà diventerà questo
groviglio.
Due date danno l’idea dei megatrend del settore
16 Settembre 2008
Damien Hirst vende per 200 milioni di dollari, direttamente
sul mercato.
Addio Gagosian, White Cube e Art Basel
25 Aprile 2009
Victor Pinchuk apre il suo Museo personale a Kiev con 400
opere di Damien Hirst.
Il collezionista , rompendo consuetudini e gerarchie , vuole
essere considerato il nuovo Principe.
L’attore principale è il collezionista che si avvale ,
di volta in volta, degli artisti.
Il pericolo o l’opportunità , dipende sempre dai punti
di vista , è di un nuovo medioevo.
Tutto ciò che sta in mezzo tra il collezionista e
l’artista, dalle gallerie alle fiere, non ha più un
ruolo e quindi è destinato a modificare o scomparire,
perché sia il produttore (artista) che il consumatore
finale (collezionista) lo ritengono superato.
Ci sarà una forte selezione e, in questa fase e la farà
il denaro.
Le quotazioni dell’arte contemporanea continueranno a
superare quelle dell' antica e della moderna.
Si raggiungeranno cifre inimmaginabili.
Il danaro sarà il grande settaccio da cui usciranno le star o da dove cadranno nel dimenticatoio milioni di artisti.
Certo questo non significa che verranno premiati i migliori
artisti. Anzi in questa fase vengono premiati quegli artisti
che scodinzolano e che si preoccupano più di passare alla
cassa che alla storia.
Ma anche i biliardari si stancheranno di buttare nel water i
loro soldi.
Ed allora capiranno che oltre al danaro esiste un altro modo
di essere proprietari: permettere l’accesso alle opere di
qualità a milioni, miliardi di client, di manti dell'arte.
La proprietà dell’opera diventa un modo per
socializzare il godimento della bellezza.
Questo renderà ancor più chiaro i nuovi valori
estetici del futuro prossimo.
Si premieranno solo artisti che garantiranno la qualità.
Qualità significa artisti che lavorano sul processo e non
sul prodotto e che producono poco , bene e opere uniche. Il
tempo della riproducibilità ( e forse della fisicità
delle opere ) è archeologia.
D’altra parte dobbiamo anche pensare ad un problema
logistico. Dove metteremo fisicamente le opere che
continueranno ad essere prodotte a ritmi esponenziali ( vedi
il numero degli aspiranti artisti che ogni anno escono dalle
accademie e dalle Università di tutto il mondo ) ?
Dovremo progettare degli inceneritori di opere d’arte (
facendo la felicità di Marinetti e dei futuristi? )
Tutto ci porta a ripensare ad un nuovo sistema.
Si passerà dall’attuale Prozac Art, eccitante per
essere persuasiva e nel contempo narcotizzante per frenare le emozioni ed il gusto estetico, al creativo Brunello di Montalcino,
dalla città fisica alla città connessa.
Chi non comprende che questa onda sovvertirà il mondo dell’arte
è meglio che cambi mestiere.
Quindi si tornerà all’arte per le elites?
Questa è la tendenza. D’altra parte anche oggi si
vendono solo artisti con quotazioni da milioni da dollari.
L’arte contemporanea è diventata un prodotto
finanziario, coi suoi pro ed i suoi contro.
Il pericolo maggiore è che diventi una bolla speculativa.
Noi oggi abbiamo due categorie di collezionisti, i
prenditori e gli imprenditori.
I primi arraffano, godono nell’atto del possesso/
prendimento.
I secondi godono della qualità estetica dell’opera su
cui investono.
Le mie attenzioni sono rivolte alla rieducazione dei primi
ma soprattutto a questi imprenditori, lascio alle case
d’asta chi confonde l’opera di Cattelan con un parco
giochi per gatti depressi.
Oggi significa premiare quegli artisti che lavorano sul
processo e producono poco ma bene, pezzi unici e non
riproducibili.
Il passaggio dall’oggetto al processo permetterà di
superare la storica separazione tra arte visuale e quella
performativa, comprendendo che sarà quest’ultima a
trascinare l’altra.
Non si scambieranno più oggetti artistici ma si
realizzeranno eventi unici ed irripetibili, si passerà
dallo scambio fisico del mercato all’accesso virtuale, dall’evento
locale all’evento globale.
I grandi eventi sportivi, musicali, religiosi e politici
hanno aperto questa strada.
Lo stesso strumento tecnologico subirà un mutamento,
passando dall’immagine piatta ( la tv ) all’immagine
tridimensionale ( l’ologramma )
Il passaggio dall’era dell’informazione a quella del
godimento colto o dell’intrattenimento del sapere,
presuppone il passaggio dall’informazione alla
comunicazione multimediale,
dallo spettatore al partecipante, dal concetto di fruizione
a quello esaltante della coproduzione.
L’ologramma permetterà di superare il concetto di
fruibilità passiva, dando lo stesso valore alla presenza
fisica ed a quella virtuale.
Pensate ai grandi raduni pop o a quelli rave.
Il modello attuale è basato sulla godibilità della
presenza fisica e dal comportamento sociale dello sballo.
Nell’arte il modello dominante è ancora quello delle grandi esposizioni e dei
grandi eventi museali o fieristici.
Questi modelli sono troppo elementari ed arcaici nell’era
della globalizzazione.
Significa pensare ad un modello di pochi eventi artistici
ma con una ricaduta planetaria, usando le nuove strade della
contemporaneità, internet e l’ologramma.
La televisione dovrà adeguarsi a questi ultimi.
Pochi eventi non riproducibili ma godibili e interattivi
con miliardi di persone.
Enormi piattaforme multimediali che trasporteranno non più la merce
arte ma il godimento dell'arte.
In questo modo si potrà superare il pericolo di una
gestione monopolistica del mercato dell’arte
contemporanea.
Avverrà come nel mercato del web , pochi monopolisti che
si fronteggiano per il controllo dell’economia del sapere.
Certo il rischio di un controllo orwelliano aumenta ma
l’uomo ha sempre trovato il modo per liberarsi dalle
vecchie e nuove schiavitù.
Ed anche oggi i monopolisti del web senza il nostro accesso
diventerebbero delle altre bolle speculative, perché
nell’economia del sapere, il valore è l’intelligenza
collettiva e personale e senza le nostre intelligenze la
loro cibereconomia diventerebbe spazzatura digitale.
Le nuove rivoluzioni si sposteranno dal controllo dei mezzi
di produzione materiale al controllo dei mezzi di
riproduzione sociale e di produzione del sapere.