venerdì 27 giugno 2025
Ladri di numeri - Il Progetto Pingala
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Titolo.
LADRI DI NUMERI.
Sottotitolo.
Oltre la complessità, la semplicità.
“Il ciclo del 9”.
Le nuove sequenze che rivoluzioneranno le nostre vite.
di Pietro Franesi.
Prologo.
Il libro presenta la scoperta di nuove sequenze, basate sulle radici digitali, che superano la visione classica della successione di Fibonacci, del Triangolo di Tartaglia o Pascal e della Sequenza di Lucas, ed al contempo dimostra che quelle sequenze furono inventate secoli o anni prima da matematici indiani. Per cui le chiameremo con il nome di chi le ha inventate e sviluppate.
Sequenza Virahanka-Hemachadra e non Sequenza Fibonacci,
Triangolo di Pingala e non di Tartaglia-Pascal
Sequenza Hemachadra - Lucas e non Sequenza Lucas
Attingendo alla loro visione poetica e creativa ho aperto il vaso di Pandora, una visione rivoluzionaria che scompagina il mondo accademico e riscrive la storia della matematica.
La nuova sequenza Pingala-Henachadra-Franesi, apre nuove prospettive in vari campi, dai sistemi di calcolo, all'analisi delle tendenze ricorsive in informatica, ingegneria informatica, ingegneria finanziaria, architettura, design e così via.
Non sono un matematico: sono specializzato in Marketing, alla SDA, Università Luigi Bocconi di Milano, e sono un curatore internazionale di arte contemporanea ed uno scrittore.
Intendo portare, nel mio mondo, la complicità tra arte, prosa, musica, matematica, sviluppando il “Progetto Pingala”.
Purtroppo un vero e proprio colonialismo delle risorse intellettuali, da parte delle case reali inglesi e portoghesi, che si è esteso oltre il furto di ricchezza materiale, ha cercato di distruggere, nascondere e rubare quel ricco patrimonio culturale.
È tempo di attribuire ai vari matematici indiani il merito di aver inventato la matematica moderna.
Il mondo accademico deve uscire da un atteggiamento che rischia di diventare razzista. Per secoli avete accettato di stravolgere la verità storica e scientifica.
Ora basta.
Dovete dire la verità.
Oggi, in un'epoca in cui le sfide globali (lotta alle disuguaglianze, al cambiamento climatico, all’uso “sociale” e non privatistico dell’Intelligenza Artificiale) richiedono approcci interdisciplinari, la prospettiva vedica potrebbe ispirare una matematica più connessa alla creatività, all'etica e alla comprensione sistemica del mondo ed offrirci soluzioni innovative per il superamento di un sistema socio-economico obsoleto.
Pietro Franesi
PROGETTO PINGALA.
a) Rivalutazione della cultura vedica nell'arte contemporanea.
La cultura vedica offre un ricco serbatoio di concetti che possono essere reinterpretati in chiave contemporanea:
Matematica e arte: La sequenza indiana Verahanka-Hemchadra (Ex Fibonacci), il Meru Prastara di Pingala e le serie di Madhava possono essere usati come strutture formali per opere visive o performative. Ad esempio:
Mandala matematici: I mandala, già presenti nella tradizione vedica, possono essere reinterpretati utilizzando la sequenza indiana o la mia proposta di radice digitale (112358437189887641562819). Un artista potrebbe creare mandala dinamici che evolvono seguendo questa sequenza, con il 9 come punto di chiusura ciclica, rappresentando l'infinito o il cosmo.
Installazioni interattive: Opere che combinano la sequenza indiana con musica o movimento, ispirandosi alla prosodia vedica. Ad esempio, un'installazione sonora potrebbe tradurre le radici digitali in frequenze musicali, creando un'esperienza immersiva.
Poesia e prosodia: Il lavoro di Pingala sul Chandahshastra, che usa i numeri per strutturare i metri poetici, può ispirare performance che combinano parola, ritmo e visualità. Artisti performativi potrebbero creare opere che recitano poemi vedici seguendo i ritmi della sequenza indiana.
Musica e ritmo: La connessione tra numeri e musica nella tradizione vedica può essere esplorata attraverso composizioni contemporanee che usano strutture matematiche indiane, come il Meru Prastara, per generare melodie o pattern ritmici.
b) Strategie progettuali.
Per realizzare la visione di fare dell'India la capitale dell'arte contemporanea, ecco alcune strategie pratiche, basate sulla riscoperta della cultura vedica:
Creazione di un'Accademia o Centro Culturale:
Fondare un'istituzione in India dedicata all'insegnamento della cultura vedica, in chiave contemporanea, con corsi che integrano matematica, arte, musica e poesia. Questa accademia potrebbe collaborare con artisti, matematici e musicisti, per sviluppare nuove metodologie artistiche basate su testi come il Chandahshastra o i lavori di Madhava.
Esempio: Un programma che insegni agli artisti come usare la sequenza indiana o il triangolo di Pingala per creare opere visive, installazioni o performance.
Mostre e biennali tematiche:
Organizzare una biennale d'arte in India (es. a Delhi, Mumbai o Kochi) intitolata, ad esempio, "Vedic Visions: Art and Mathematics", che metta in luce artisti che esplorano la cultura vedica, invitando artisti indiani e internazionali a creare opere ispirate alla sequenza indiana, al Meru Prastara o ai mandala.
Includere sezioni dedicate ai dipinti Madhubani e ai mandala tradizionali, elevandoli da arte popolare a protagonisti del discorso contemporaneo.
Collaborazioni interdisciplinari:
Collaborare con matematici indiani per tradurre i concetti del Chandahshastra o delle serie di Madhava in linguaggi artistici. Ad esempio, si potrebbe creare un software che genera pattern visivi o sonori basati sulla sequenza 112358437189887641562819.
Coinvolgere musicisti e coreografi per creare performance che riflettano la prosodia vedica, usando i numeri come struttura ritmica.
Residenze artistiche:
Creare residenze per artisti in India, in luoghi significativi come il Kerala (culla della scuola di Madhava) o Varanasi (centro della tradizione vedica). Gli artisti potrebbero studiare testi sanscriti, collaborare con studiosi locali e sviluppare opere che integrano la cultura vedica.
Educazione e divulgazione:
Redigere un manifesto per il recupero della tradizione vedica nell'arte.
Organizzare conferenze e workshop nelle Università indiane per sensibilizzare studenti e artisti sull'importanza della tradizione vedica come fonte di ispirazione contemporanea.
c) Valorizzazione dei mandala e dei dipinti Madhubani.
I mandala e i dipinti Madhubani rappresentano una continuità della tradizione vedica a livello popolare. Questi possono essere punti fondamentali da inserire nel Progettoi
Mandala: Nella tradizione vedica, i mandala sono diagrammi geometrici che rappresentano il cosmo e l'infinito. Possono essere reinterpretati in chiave contemporanea usando la nuova sequenza ciclica. Ad esempio, un mandala potrebbe essere strutturato in due cerchi di 12 elementi ciascuno, con il 9 al centro, rappresentando la ciclicità che ho descritto nel libro.
Dipinti Madhubani: Queste opere, originarie del Bihar, incorporano motivi mitologici e geometrici che richiamano i poemi vedici. Collaborazione con artisti Madhubani per creare versioni contemporanee di queste opere, integrando concetti matematici come la sequenza indiana o il triangolo di Pingala.
d) L'India come capitale dell'arte contemporanea.
Per fare dell'India la capitale dell'arte contemporanea, il progetto posiziona il paese come un ponte tra tradizione e innovazione:
Recupero dell'identità culturale: Promuovere un'arte contemporanea che sia radicata nella cultura vedica, ma dialoghi con il linguaggio globale. Ad esempio, artisti come Anish Kapoor hanno già esplorato forme geometriche e cosmologiche; il progetto potrebbe spingere questa direzione verso un recupero esplicito delle radici vediche.
Collaborazioni globali: Invitare artisti internazionali a lavorare con la cultura vedica, creando un dialogo tra India e mondo. Questo potrebbe attrarre l'attenzione di istituzioni come la Biennale di Venezia o Documenta, posizionando l'India come leader culturale.
Infrastrutture culturali: Investire in spazi espositivi, musei e festival che celebrino l'arte vedica contemporanea. Ad esempio, un museo dedicato all'intersezione tra matematica, arte e spiritualità potrebbe diventare un punto di riferimento globale.
3. Collegamento con la tua sequenza 112358437189887641562819
La mia sequenza ciclica, con la sua struttura simmetrica di due sottosequenze di 12 termini e il ruolo centrale del 9, può diventare un simbolo del progetto artistico. Ecco alcune idee per integrarla nell'arte contemporanea:
Opere visive: Creare dipinti o sculture che rappresentino la sequenza come una spirale o un mandala, con il 9 come fulcro visivo. Ad esempio, un'installazione potrebbe consistere in 24 pannelli, divisi in due gruppi di 12, con il 9 evidenziato come elemento di transizione.
Performance: Una coreografia o un'opera musicale che segue la struttura della sequenza, con 12 movimenti per ogni sottosequenza e un climax sul 9, che rappresenta la ciclicità.
Arte digitale: Un progetto interattivo in cui gli spettatori possono esplorare la sequenza attraverso un'interfaccia digitale, con visualizzazioni che collegano i numeri alla prosodia vedica o ai mandala.
A Kiki e Mia
Che la vita vi regali le meraviglie che voi mi avete regalato.
Grazie di esistere.
Il nonno matto
Titolo
LADRI DI NUMERI
Sottotitolo
Oltre la complessità, la semplicità
“Il ciclo del 9”
Le nuove sequenze che rivoluzioneranno le nostre vite
di Pietro Franesi
Prologo
Il libro presenta la scoperta di nuove sequenze, basate sulle radici digitali, che superano la visione classica della successione di Fibonacci, del Triangolo di Tartaglia o Pascal e della Sequenza di Lucas, ed al contempo dimostra che quelle sequenze furono inventate secoli o anni prima da matematici indiani. Per cui le chiameremo con il nome di chi le ha inventate e sviluppate.
Sequenza Virahanka-Hemachadra e non Sequenza Fibonacci,
Triangolo di Pingala e non di Tartaglia-Pascal
Sequenza Hemachadra - Lucas e non Sequenza Lucas
Attingendo alla loro visione poetica e creativa ho aperto il vaso di Pandora, una visione rivoluzionaria che scompagina il mondo accademico e riscrive la storia della matematica.
La nuova sequenza Pingala-Henachadra-Franesi, apre nuove prospettive in vari campi, dai sistemi di calcolo, all'analisi delle tendenze ricorsive in informatica, ingegneria informatica, ingegneria finanziaria, architettura, design e così via.
Non sono un matematico: sono specializzato in Marketing, alla SDA, Università Luigi Bocconi di Milano, e sono un curatore internazionale di arte contemporanea ed uno scrittore.
Intendo portare, nel mio mondo, la complicità tra arte, prosa, musica, matematica, sviluppando il “Progetto Pingala”.
Purtroppo un vero e proprio colonialismo delle risorse intellettuali, da parte delle case reali inglesi e portoghesi, che si è esteso oltre il furto di ricchezza materiale, ha cercato di distruggere, nascondere e rubare quel ricco patrimonio culturale.
È tempo di attribuire ai vari matematici indiani il merito di aver inventato la matematica moderna.
Il mondo accademico deve uscire da un atteggiamento che rischia di diventare razzista. Per secoli avete accettato di stravolgere la verità storica e scientifica.
Ora basta.
Dovete dire la verità.
Oggi, in un'epoca in cui le sfide globali (lotta alle disuguaglianze, al cambiamento climatico, all’uso “sociale” e non privatistico dell’Intelligenza Artificiale) richiedono approcci interdisciplinari, la prospettiva vedica potrebbe ispirare una matematica più connessa alla creatività, all'etica e alla comprensione sistemica del mondo ed offrirci soluzioni innovative per il superamento di un sistema socio-economico obsoleto.
Pietro Franesi
Arte e numeri
Attraverso l'arte, ha scoperto il potere creativo della matematica, aprendo le porte di un mondo fantastico
Il fatto
Nella vita capitano degli avvenimenti che sono straordinari e ti obbligano a vedere o rivedere od a intraprendere un cammino inaspettato.
Dopo tre mesi dal mio trasferimento a New York, autunno del 2005, con l’apertura della galleria NY1Art Gallery, al 511 della 25th di Chelsea, al Saint Vincent Hospital mi furono diagnosticati due tumori, uno nel pancreas e l’altro nella ghiandola surrenale destra. Il referto fu chiaro. “Pochi mesi di vita, se ha soldi si diverta”. Doveva nascere mio nipote e me ne fregai della diagnosi. Non potevo mancare all’appuntamento con colui che portavo dentro, ancor prima che nascesse.
Mi curai il maligno e subii un’operazione per togliermi quello benigno.
Anestesia totale
Dopo alcuni mesi mi svegliai in casa di una famiglia a New York con la stanza piena di fogli che riportavano tanti numeri, frasi scritte in una lingua sconosciuta.
Le feci vedere ad un matematico di una Università di NY.
Lei conosce Fibonacci?
Si, mi piacciono le opere di Mertz.
Bene, lei cerchi di capire cosa ha scritto, forse ha trovato una via originale per comprenderlo meglio, comunque non abbandoni questo regalo.
Andai in India, rimasi quasi due mesi.
Lessi il Chanda Sutra, in inglese, di Pingala ed incontrai il corto (Laghu) ed il lungo (Guru)) e due numeri il 9 ed il 12 cominciarono a visitarmi in sogno,.
Ancora oggi compaiono, il 9 è molto loquace, ma vuole iniziare e concludere le nostre riflessioni, il 12, spesso si divide.
Ora parla 1 ora 2 e spesso litigano, in una lingua a me sconosciuta, poi ritornano insieme e parla il 12, ma lui preferisce disegnarmi delle parole o delle immagini.
L’idea che mi sono fatto, io che ero lontano anni luce da questa cultura, è che esiste un mondo parallelo, dove vengono depositate le idee dei geni che hanno vissuto prima di noi e che scelgono le persone a cui affidare dei messaggi da divulgare.
Non conosco il motivo della loro scelta, ma loro mi hanno nominato messaggero, con una regola precisa: le conoscenze che mi trasmettono le devo usare per gli altri, non per me stesso, o per i mei famigliari.
Lo scopo di questo libro è di proporre una visione dei numeri che vada oltre la visione classica, occidentale, insieme alla scoperta di un modo nuovo di interpretare le più famose sequenze numeriche, e dei codici segreti che nascondono, insieme all’urgenza di fare giustizia, dando ai matematici indiani il ruolo che meritano.
Il messaggero
Chi sono?
Sono un appassionato d’arte, di musica, di numeri, di economia, di storia e di letteratura.
Ho svolto il consulente marketing per Governi, Comuni e Aziende pubbliche e private.
Ho inventato e diretto per decenni le Biennali di Arte contemporanea di New York e Dubai.
Ho curato centinaia di esposizioni e continuo a farlo.
https://franesipietroart.blogspot.com
Christo and Jeanne Claude
Arakawa and Gins
Gestisco una collezione privata di arte antica, moderna e contemporanea
https://artauctiononline.net.
Christo, Wrapped automobile project
Ho pubblicato libri.
Altri libri li troverete prossimamente su Amazon e saranno pubblicati dalla Casa Editrice Giuseppe di Nicola.
Ho collaborato con i grandi collezionisti internazionali
Madame Bergman
L’arte mi ha aiutato a vedere quello che non c’è.
A comprendere che le opere si capiscono chiudendo gli occhi ed immaginando cosa c’è dietro la cornice o la tela e sognando di volare in cielo, insieme all’artista o alle sue opere, per svelare il segreto che ognuna di loro porta con se.
Il messaggio
Lo riassumo.
Divulgare la tradizione vedica, metterla al centro di un rinascimento dell’arte mondiale, oggi dominati da una estetica insapore (dal brand, all’esaltazione dello star system), in tutte le sue declinazioni, dalla poesia, alla musica, all’arte contemporanea, visuale e performativa, al teatro e alla matematica, che loro consideravano una forma d’arte.
L’India può diventare la capitale di un nuovo Rinascimento perchè l’Occidente ha esaurito la sua funzione.
Avendo chiaro l’insegnamento fondamentale del loro immenso patrimonio culturale, dalla poesia, alla musica, alla matematica, all’astronomia, all’architettura. La prosody di Pincala e degli antichi matematici e filosofi vedici, che hanno anticipato l’epoca attuale, saranno il nostro faro, insieme al loro insegnamento: usare la complessità per ottenere la semplicità.
“Compito degli uomini di buona volontà è di rendere semplici le cose complesse, per permettere la loro comprensione”.
Per aiutarvi ad entrare in questo mondo fantastico, permettetemi di aprire delle porte che sono state murate, nascoste, manipolate per secoli. Dietro quelle porte ci hanno nascosto gli uomini a cui dobbiamo il meglio della nostra civiltà. Se abbracciassimo l’intera storia dell’umanità il discorso sarebbe troppo lungo e non basterebbe una biblioteca di libri. Lo scopo di questo libro è di affrontare una parte di quella storia: il rapporto tra i numeri e la prosa e la musica.
Per secoli, ed ancor oggi, si parla della sequenza Fibonacci, del Triangolo di Tartaglia o Pascal, della sequenza di Lucas, sapendo di mentire, e di vedere i loro intrecci con le scoperte più inedite dalla teoria dei numeri, alla teoria del caos, arrivando alla teoria delle stringhe ed alla fisica quantistica.
Ebbene nei miei sogni, e negli studi che ne sono seguiti ho scoperto che ad altri dobbiamo il merito di scoperte che ad altri sono state attribuite e che è arrivato il momento di chiamare le cose per il loro nome.
Lo anticipo, per poi spiegarlo e dimostrarlo.
Da oggi, la sequenza Fibonacci sarà sostituita dalla sequenza Virahanka-Hemachandra,
il triangolo Tartagli/Pascal da il triangolo di Pingala. e la sequenza Lucas, da Hemachandra-Lucas.
Il mondo nascosto
Chi di voi conosce uno di questi personaggi?: Pingala, Panini, Aryabhata, Varahamihira, Virahanka, Sridhara, Halayudha, Gopala, Hemachandra, Madhava, Narayana, il monaco Severus Sebokh ? Solo per citarne alcuni.
Scopriremo che a loro dobbiamo le cose che adoperiamo tutti i giorni e che pensiamo siano figli dell’ingegno di illustri studiosi europei: dai satelliti, ai cellulari, ai computer, ai video game, insomma a ciò che chiamiamo tecnologia, e non solo, a tutto ciò che è nato da due numeri 0 e 1.
Entrando in questo speciale Jurassik Math Park, ho pensato a Pitagora: “Tutto è numero”, ovvero ogni cosa può essere ridotta a una relazione numerica. Una ragione in più per scoprirlo. Allora mi sono chiesto: come l’uomo ha scoperto il numero?
Qui ci aiutano gli studi di pedagogia.
I pedagogisti ci insegnano che il neonato acquisisce i sensi in questo ordine: tatto, gusto, olfatto e udito.
La parola viene per ultima.
Così è avvenuto anche nell’apprendimento dei numeri.
Prima l’uomo ha battuto le mani, poi le ha battute sulla pietra, poi sul legno ed infine sulla tabla ed ha sentito i rumori che lo circondavano, i suoi primi vocalizzi ed ha cercato di ricordarli con la pittura degli affreschi murali e la musica, poi ha cercato di mettere in ordine quei vocalizzi e quei rumori. Ha cominciato ad inventare le parole, poi a dar loro un ordine con la scrittura. Dalla Musica, siamo passati alla poesia, alla prosa ed infine ai numeri.
Ormai gli storici e gli archeologici convengono che la civiltà sia nata nell’area afro-arabo-asiatica.
Quei personaggi che pochi conoscono, rapiti e nascosti dal colonialismo europeo, parlavano il Sanscrito, che a seconda dei periodi venne denominato
Rigvedico (1500 a.C.), lingua dei Mantra (XII secolo a.C.), prosa Saṃhitā (circa 1100-800 a.C.), prosa Brāhmaṇa (circa 900-600 a.C.), lingua dei Sutra (500 a.C.). Si parlava 1500 anni prima della nascita di Cristo, ed ancora oggi si parla in India.
Il matematico indiano Pingala, vissuto intorno al II-III secolo a.C., noto per i suoi contributi alla prosodia (studio dei ritmi e delle metriche nella poesia sanscrita) e per aver sviluppato un sistema che collega le parole ai numeri, è stato un precursore della numerazione binaria.
Pingala, nel suo trattato Chandahshastra (circa 300 a.C.) , descrive un metodo per rappresentare le strutture metriche (i "chandas") usando combinazioni di sillabe brevi (laghu, "L") e lunghe (guru, "G"). Queste combinazioni possono essere interpretate numericamente, e il suo lavoro è spesso associato a un sistema proto-binario.
Come funzionava il suo sistema?
Pingala assegnava valori alle sillabe:
Laghu (L)= sillaba breve, durata di 1 unità, o 1 battito di tabla (musica)
Guru (G)= sillaba lunga, durata di 2 unità, o 2 battiti di tabla.
Le sequenze di sillabe in una metrica potevano essere convertite in numeri contando le combinazioni possibili o analizzando la loro struttura. Inoltre, Pingala usava un metodo chiamato prastara, una sorta di tabella combinatoria, per elencare tutte le possibili disposizioni di L e G per un dato numero di sillabe. Questo è strettamente legato al concetto di numeri binomiali e, indirettamente, alla rappresentazione binaria.
Come le sequenze metriche possono essere viste numericamente?
Ecco alcuni esempi concreti:
Metrica con 2 sillabePingala elencava tutte le combinazioni possibili:
GG (Guru-Guru) = 2 + 2 = 4 unità di tempo.
GL (Guru-Laghu) = 2 + 1 = 3 unità.
LG (Laghu-Guru) = 1 + 2 = 3 unità.
LL (Laghu-Laghu) = 1 + 1 = 2 unità.Qui non c’è una "trasformazione in numero", ma ogni sequenza rappresenta una durata totale o un modulo unico.
Gli studiosi notano che le sequenze di Pingala possono essere lette come numeri binari se si associa:
L = 0
G = 1Per 3 sillabe, ad esempio:
LLL = 000 = 0 in binario.
LLG = 001 = 1.
LGL = 010 = 2.
LGG = 011 = 3.
GLL = 100 = 4.
GLG = 101 = 5.
GGL = 110 = 6.
GGG = 111 = 7.
Questo mostra come Pingala abbia implicitamente codificato un sistema che anticipa la numerazione binaria, anche se il suo scopo era analizzare i versi poetici.
Esempio con una parola:Prendiamo una parola sanscrita semplice come "Rāma" (राम), che ha due sillabe: Rā (lunga, G) e ma (breve, L). Secondo il sistema di Pingala:
Rā = G = 2 unità.
ma = L = 1 unità.Totale = 3 unità di tempo. In binario (G = 1, L = 0), "Rāma" potrebbe essere visto come 10 (2 in decimale). Questo non era il suo obiettivo principale, ma è un’interpolazione moderna.
Pingala creava un sistema per catalogare e contare i modelli metrici, che oggi possiamo reinterpretare numericamente. Il suo genio sta nell’aver intuito concetti matematici profondi attraverso la poesia.
Nel suo trattato Chandahshastra, dedica un capitolo al Meru Prastara che non è altro che una struttura matematica fondamentale che corrisponde a quello che viene chiamato, sbagliando, triangolo di Pascal. È stato sviluppato nell'antica India per analizzare i metri poetici sanscriti (combinazioni di sillabe brevi e lunghe), ma ha profonde implicazioni matematiche che si collegano a combinatoria, sequenze ricorsive e persino alla radice digitale.
Il Meru Prastara è un triangolo numerico in cui ogni numero è la somma dei due numeri direttamente sopra di esso. A differenza di Pascal, Pingala lo usava per contare il numero di combinazioni possibili di sillabe in un metro poetico con ( n ) sillabe, distinguendo tra sillabe brevi (laghu, 1 unità) e lunghe (guru, 2 unità).
Struttura:
Riga 0: ( 1 )
Riga 1: 1 11 \ 11 \ 1
Riga 2: 1 2 11 \ 2 \ 11 \ 2 \ 1
Riga 3: 1 3 3 11 \ 3 \ 3 \ 11 \ 3 \ 3 \ 1
Riga 4: 1 4 6 4 11 \ 4 \ 6 \ 4 \ 11 \ 4 \ 6 \ 4 \ 1
Riga 5: 1 5 10 10 5 11 \ 5 \ 10 \ 10 \ 5 \ 11 \ 5 \ 10 \ 10 \ 5 \ 1
Ogni elemento ( C(n,k) ) (dove ( n ) è il numero della riga, e ( k ) è la posizione nella riga, con ( k ) che va da 0 a ( n )) segue la regola ricorsiva:
C(n,k)=C(n−1,k−1)+C(n−1,k)C(n,k) = C(n-1,k-1) + C(n-1,k)C(n,k) = C(n-1,k-1) + C(n-1,k), con condizioni al contorno:
C(n,0)=1C(n,0) = 1C(n,0) = 1
C(n,n)=1C(n,n) = 1C(n,n) = 1
Questa regola riflette il modo in cui Pingala contava le combinazioni di sillabe: ogni sillaba poteva essere breve o lunga, e il numero di combinazioni per una certa lunghezza cresceva in modo combinatorio, cioè rappresenta il numero di modi per costruire un metro poetico di lunghezza ( n ) con un dato numero di sillabe brevi e lunghe.
Il Meru Prastara anticipa di 1500 anni Fibonacci e circa 2000 anni Pascal.
Nel Maatra Meru, come lo definiva Pingala, se sommiamo i numeri lungo le diagonali superficiali, otteniamo:
partendo dall'esterno verso l'interno:
Prima diagonale: ( 1 ) (riga 0).
Seconda diagonale: ( 1 ) (riga 1, posizione 0).
Terza diagonale: 1+1=21 + 1 = 21 + 1 = 2 (riga 1 posizione 1 + riga 2 posizione 0).
Quarta diagonale: 2+1=32 + 1 = 32 + 1 = 3 (riga 2 posizione 1 + riga 3 posizione 0).
Quinta diagonale: 3+2=53 + 2 = 53 + 2 = 5 (riga 3 posizione 1 + riga 4 posizione 0).
Sesta diagonale: 4+3+1=84 + 3 + 1 = 84 + 3 + 1 = 8 (riga 4 posizione 1 + riga 5 posizione 0 + riga 3 posizione 2).
La sequenza risultante è: 1,1,2,3,5,8,…1, 1, 2, 3, 5, 8, \ldots1, 1, 2, 3, 5, 8, \ldots, che Lucas, quasi 2000 anni dopo chiamò la sequenza di Fibonacci, definita ricorsivamente come:
F(n)=F(n−1)+F(n−2), con F(1)=1, F(2)=1.F(n) = F(n-1) + F(n-2), \quad \text{con} \ F(1) = 1, \ F(2) = 1.F(n) = F(n-1) + F(n-2), \quad \text{con} \ F(1) = 1, \ F(2) = 1.
Secondo la "Teoria dell'interferenza" di Richard Merrick (Amministratore scientifico capo e Direttore dei programmi scientifici presso la NOAA Fisheries) questa sequenza, si trova nelle componenti armoniche e di smorzamento di tutto ciò che emerge e torna all'equilibrio.
Il monaco Severus Sebokh Sebokh (VII secolo), fu maggiormente esplicito, in una sua lezione: "Non parlerò dei risultati scientifici dell'induismo". “Affermerò semplicemente che per realizzare la matematica, impiegano un insieme di nove segni che sono più "sottili", "preziosi", "e" "creativi" di qualsiasi cosa i Greci o i Babilonesi abbiano mai pensato. Per ora mi fermo qui. Se credi che comprendere il greco ti dia automaticamente accesso al materiale scientifico più all'avanguardia, dovresti prendere in considerazione quanto segue. Insegna ciò che è più facile e utile in matematica, come ciò di cui le persone hanno sempre bisogno in casi di eredità, lasciti, divisioni, cause legali, commercio e tutto ciò che fanno tra loro; o quando si tratta di misurare la terra, scavare canali, fare calcoli geometrici e altre cose di vario genere”.
“Insegna ciò che è più facile e utile in matematica”. L'obiettivo di questa lezione è “insegnare ciò che è più facile e utile in matematica”.
Virahanka (ca. 600-800 d.C.): è il primo a formalizzare la regola ricorsiva di Pingala: il numero di modi per comporre un verso di lunghezza ( n ) è la somma dei modi per comporre versi di lunghezza n−1n-1n-1 e n−2n-2n-2.
Poi, Hemachandra, lavorò su problemi simili, ma con un approccio più esplicito e sistematico. Nel suo lavoro (di cui non ci sono testi completi conservati, ma che è noto attraverso riferimenti successivi), Hemachandra applicò questa idea al conteggio delle combinazioni metriche in modo più dettagliato e generale. Una delle sue novità fu quella di formalizzare ulteriormente la regola ricorsiva, rendendola più evidente come una sequenza matematica indipendente dal contesto della prosodia. Egli descrisse chiaramente come il numero di schemi metrici per una data lunghezza potesse essere calcolato aggiungendo i due numeri precedenti, un passo che rese la sequenza più riconoscibile come entità autonoma.
In sintesi, le principali novità introdotte da Hemachandra rispetto alle riflessioni di Pingala, che manteneva la regola ricorsiva nel contesto della metrica, lui la rese più esplicita, contribuendo a trasformarla in un concetto matematico più astratto.
Il contributo di Hemachandra, quindi, si basa sul raffinamento e sull'espansione delle idee di Pingala, ponendo le basi per una comprensione più profonda di questa struttura matematica nell'India medievale.
Dunque possiamo affermare che la sequenza 0,1,1,2,3,5,8,............... è stata scoperta dai matematici indiani, Pingala la intuì, per le regole ricorsive nella metrica, Virahanka formalizzò la regola ricorsiva del conteggio delle sillabe nella metrica sanscrita e Hemachandra la trasformò in un concetto matematico astratto.
Quindi d’ora in poi la sequenza Fibonacci la chiamerò Virahanka-Hemachandra
Numerosi altri matematici indiani hanno continuato l’opera di Pingala: Aryabhata (c. 500 d.C.) e Varahamihira ( V secolo), Sridhara (IX/X secolo) Halayudha nel decimo secolo d.C, Gopala (XII secolo), Madhava (c. 1400 d.C.), Narayana scrisse il Ganitakaumudi intorno al XIV secolo, ed ognuno di loro ha arricchito il patrimonio scientifico che il mondo occidentale ha nascosto, per sua convenienza.
Fibonacci.
Fibonacci era figlio di un funzionario doganale e, da bambino, viaggiò per tutto il Nord Africa con il padre. Durante i suoi viaggi Fibonacci acquisì una comprensione della matematica indo-araba.
Quando tornò in Italia, iniziò immediatamente a fare tutto ciò che era in suo potere per diffonderla. Come conseguenza diretta di ciò, la matematica, che era rimasta dormiente in Europa per un significativo periodo di tempo, per la nefasta influenza della Chiesa cattolica, ebbe presto una rinascita.
Nella sua opera storica Liber Abaci, affermò di aver appreso il Modus Indorum, che è lo stile indiano di calcolo aritmetico: “Pertanto, abbracciando rigorosamente il metodo indiano.....”
Dopo la pubblicazione del libro nel 1202, il sistema di lettere e numeri indo-arabo, compreso lo zero, si diffuse in tutta l'Europa occidentale. E’ stato un divulgatore non uno scopritore.
Altre discipline
Numerose discipline, dalla biologia alla fisica, dalla chimica alla tecnologia, per finire alla botanica con modelli naturali utilizzano la sequenza. A causa della diffusa funzione ricorsiva, possono essere presenti in sistemi inanimati, biologici e cognitivi. Il Mahamrutyunjaya Mantra è una frase del Rigveda e dello Yajurveda che invoca l'incarnazione di Shiva come Tryambaka, l'Essere dai Tre Occhi.
La sequenza è legata allo sviluppo spirituale e gli yantra, che sono rappresentazioni diagrammatiche dei mantra, aiutano a far risuonare le energie positive e a disperdere quelle negative.
Ogniqualvolta sono all'opera meccanismi di auto-organizzazione e/o vengono espresse configurazioni energetiche minime, vi troviamo i numeri della sequenza.
La sequenza classica.
La sequenza o successione è facilmente comprensibile di per sé. Essa suggerisce che il numero sequenziale di una serie intera che inizia con 0 o 1 è la somma dei due numeri precedenti. Fi=Fi-1+Fi-2 con F1=1 e F2=1. Generalmente, ciò che finora è stata definita le serie di Fibonacci presenta due differenze, ad esempio un tipo di serie che inizia con 1 e l'altro con 0.
Serie di tipo -1: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144 fino all'infinito. Serie di tipo: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144 fino all'infinito.
La regola delle sezioni auree è un altro principio matematico che si può dedurre dalla successione. Si tratta essenzialmente di un'osservazione secondo cui il rapporto tra ciascuna coppia di numeri consecutivi è di circa 1,618, il valore spesso simboleggiato dalla lettera greca φ (). L'approssimazione di 1,618 migliora all'aumentare della dimensione degli interi successivi.
Φ = 1/(Φ – 1)
La successione di Fibonacci inizia come una progressione aritmetica e finisce per essere una progressione geometrica (Φ^n). In un certo senso, potremmo chiamarla scalatura logaritmica quantizzata (tra +1 e x2).
φ= limi→∞[fi/ fi-1] = (1+√5)/2 ~~ 1,618
Severus Sebokh Sebokh
Vorrei soffermarmi su alcune sue frasi: “Affermerò semplicemente che per realizzare la matematica, i matematici vedici impiegano un insieme di nove segni che sono ... "sottili", "preziosi", "e" "creativi". Poi aggiungeva: “Insegna ciò che è più facile e utile in matematica”.
Le parole del monaco mi hanno definitivamente convinto su un punto che ritengo fondamentale della lezione dei matematici indiani.
Dalla complessità alla semplicità.
Già da ora possiamo trarre un insegnamento o se volete una riflessione:
Ci ricorda che la matematica non è solo un linguaggio per descrivere il mondo, ma un modo per contemplare l’infinito. La dialettica tra complessità e semplicità che emerge dalla sua riflessione è un invito a cercare l’essenza delle cose senza ignorarne la ricchezza.
Severus Sebokh suggerisce, di insegnare “ciò che è più facile e utile” non significa banalizzare, ma rivelare la bellezza nascosta nelle strutture fondamentali della realtà.
La tensione tra complessità e semplicità è un tema centrale nella filosofia vedica e in molte tradizioni spirituali.
La Bhagavad Gita, ad esempio, insegna che l’azione più semplice, compiuta con consapevolezza, può condurre alla liberazione, mentre l’apparente complessità del mondo materiale è solo un riflesso dell’unità divina. Filosoficamente, possiamo interpretare questo come un invito a abbracciare la complessità del mondo senza esserne sopraffatti, cercando la semplicità sottostante che dà senso all’esperienza. La cultura vedica suggerisce che la vera comprensione non consiste nel ridurre il mondo a schemi rigidi, ma nel trovare regole semplici che permettano di navigare l’infinito senza perderne la ricchezza.
Ho volutamente introdotto questa riflessione per evitare di fare il matematico che non sono, ma mi serve, dall’alto della sua ricchezza, chiarezza e complessità, per chiedermi, da profano:
se un guru è formato da due o più laghu, invece di ricercare le innumerevoli varianti che lo compongono, cioè la complessità, non è meglio farlo diventare un laghu, cioè la semplicità? Non è forse questo il codice che gli antichi poeti, musicisti, astronomi, matematici, intellettuali vedici ci hanno lasciato in eredità. In fondo tutte le tecnologie più sofisticate partono da un binomio 0 e 1.
Null’altro.
Facciamo alcuni esempi, per farvi comprendere il mio ragionamento:
17.347+24.876+ 456.897= 499.120
17.347= 1+7+3+4+7= 22=2+2=4
24.876= 2+4+8+7+6=27=2+7=9
456.897=4+5+6+8+9+7=39=3+9=12=1+2=3
499.120=4+9+9+1+2+0=25=2+5=7
Prova
4+9+3=16=1+6=7
499.120=4+9+9+1+2+0=25=2+5=7
Ho scoperto che un numero con due o più cifre si può ridurre ad un numero da 1 a 9, cioè le loro radici digitali.
Poi ho cominciato a visionare i video dei concerti dove la tabla era lo strumento che dava il tempo agli altri e cominciai ad immaginare le note, i colori, le parole ed i numeri.
Ogni tanto, alla notte venivano a visitarmi il numero 9 ed il numero 12 e passavamo la notte insieme, comprendendoci a gesti e con dei disegni dipinti sul sogno.
Per questo io mi sento semplicemente un messaggero.
Porto un messaggio che non so dove porti, e se non porta da nessuna parte vuol dire che comunque mi è servito a comprendere una cultura che prima non conoscevo. Mi è servita a comprendere che la semplicità è il fine e la complessità il mezzo.
In un’epoca governata dagli algoritmi meglio pensare ad una società basata sui numeri dal 1 al 9. Perchè dietro gli algoritmi ci sono macchine governate da persone potenti e prepotenti che pensano solo al loro tornaconto, dietro ai numeri ci sono persone in carne ed ossa coi loro sogni e bisogni.
Spetta ai matematici, ai filosofi, agli economisti scoprire lo sviluppo della mia ignoranza.
Avrò scoperto l’acqua calda?
Ci faremo un piatto di spaghetti!
I Ladri di numeri
Una cosa è certa. Ho avuto la prova che il colonialismo non fu solo lo sfruttamento delle risorse materiali ed umane dei popoli asiatici e africani. Si stima che solo dall’India la Compagnia delle Indie abbia fatturato 45.000 miliardi di dollari, ed il Governo Inglese si guarda bene di restituirli.
No, le case reali europee, oltre a saccheggiare il resto del pianeta, derubando le sue ricchezze, dall’oro, alle pietre preziose, dai legnami pregiati, alla seta, si sono impadroniti anche delle risorse immateriali: la conoscenza.
Me ne sono reso conto studiando i numeri e ciò che continuiamo a chiamare Successione Fibonacci, il Triangolo di Tartaglia o di Pascal e la stessa sequenza Lucas, poi Leibnitz, per arrivare alla teoria dei numeri, a quella delle stringhe, ai frattali, alla fisica quantistica. Uso il termine rubando perchè, a parte Fibonacci, che scrisse di avere appresso dalla matematica arabo-indiana, gli altri mai hanno menzionato i matematici indiani, cinesi o arabi che prima di loro scoprirono ciò che essi vantarono come loro scoperte, e non credo le ignorassero. Si dice, ma la matematica, come altre materie, è un continuo divenire, alcuni gettano le tracce altri le seguono e trovano nuove scoperte. In questo libro abbiamo dimostrato che non erano tracce, erano scoperte. La differenza sta nell’uso di quelle scoperte. Ritorniamo alla lezione dei matematici indiani, per loro i numeri erano i figli delle attività più creative dell’essere umano, la prosa, la musica, e servivano a rendere più comprensibile i primi. In sostanza l’eleganza della bellezza è partorita da persone eccezionali che partendo dalla complessità delle loro riflessioni ottenevano la semplicità delle loro scoperte. Ad oggi, a questi geni, a questi padri della matematica moderna non viene dato il giusto riconoscimento, nemmeno in ambito universitario, che dovrebbe farlo per mandato.
Tuttora prevale una storia eurocentrica della matematica, nonostante sia ormai risaputo che tutto ebbe origine in India, in Persia, in Cina e successivamente nei paesi arabi.
Di seguito analizzeremo i guasti provocati dal colonialismo portoghese ed inglese in India.
E’ come la stessa storia dell’umanità. Nei libri scolastici non si cita che i primi essere umani vivevano in Africa e nel Medio Oriente, che Adamo ed Eva erano neri e così i loro figli per migliaia di anni, se fossero esistiti, e fino ai nostri giorni se avessero avuto degli eredi.
Eurocentrismo e razzismo sono alla base della cultura europea.
Per cui da adesso uso il termine Verahanka-Hemachandra per denominare la successione 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, ecc, ecc,
In un'intervista con NDTV, il famoso vincitore della medaglia Fields Manjul Bhargava ha raccontato un fatto interessante sulla ex serie di Fibonacci.
Nella poesia sanscrita c'è una nozione di una sillaba Laghu (breve e non accentata) e una sillaba Guru (lunga e accentata). Chiamiamole S e L per breve (short) e lunga (Long) rispettivamente per ora. Tutta la poesia vedica è composta da permutazioni di S e L.
Una permutazione è il risultato di un’operazione di scambio dell’ordine degli elementi in una sequenza.
Le unità di tempo impiegate (battiti) impiegate da L sono esattamente il doppio (2 battiti) di quelle di S (1 battito).
Supponiamo che ti siano rimasti solo N battiti per la tua poesia. In quanti modi puoi riempire lo spazio usando L e S?
Questo è stato risolto per la prima volta da Hemachandra (1150). Facciamolo noi stessi per un caso più semplice di N = 4 battiti. Supponiamo che un singolo battito di mani (S) equivalga a 1 battuta e due battiti di mani (L) a 2 battiti.
Perché i battiti di mani? Perché è così che tradizionalmente controlliamo i ritmi nella musica classica indiana.
https://www.youtube.com/watch?v=mOMLRMfIYf0
Quindi il numero totale di permutazioni è 5, che sorprendentemente è il quarto numero della sucessione Verahanka-Hemachandra = Numero di battiti rimasti = N (Beh, se inizi così 1,2,3,5,8,13,21,34).
Questo è vero per qualsiasi numero di battiti!!!
Grazie a loro ho visto i numeri in maniera diversa.
Prima ho cominciato a fare amicizia coi numeri.
Ero affascinato da quello che credevo fosse un ordine che ci accompagnava verso l’infinito.
La matematica vedica
Mi sono interessato dopo aver visionato qualche video su youtube.
Ho scoperto il matematico Jagadguru Shri Bharathi Krishna Tirthaji (1884-1960) che ha svelato le tecniche della matematica vedica, denominata matematica mentale, perchè estremamente veloce.
Un sistema velocissimo per trovare i risultati di addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, radice quadrate, e via semplificando. La cosa mi convinceva, mi apriva ad un rapporto filosofico con i numeri, ed ho iniziato a scrivere i numeri 1+1 e aiutandomi assegnando ad ogni numero un colore e successivamente una nota, perchè come abbiamo visto la composizione vedica dei matematici indiani aveva come riferimento i battiti del ritmo musicale, a cui ho aggiunto i colori delle loro feste tradizionali, in particolare i 9 colori di Navratri.
I veda dai battiti delle mani, o dei tabla, hanno cominciato a mettere in ordine i poemi ed il numero dei battiti corrispondeva a delle sillabe, poi dalle sillabe si è arrivati ai numeri.
Per questo la matematica deve essere considerata un’arte, figlia di immaginazione e di creatività.
Ho cominciato a vederla così!
Invece di partecipare ad una lezione di matematica ho preferito una festa. Quella di Navratri, coi suoi nove colori.
123456789
Proseguendo con i numeri indiani, dopo il 9, ho sommato i numeri che compongono i numeri stessi, trovando le loro radici digitali:
10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
100, 101, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 108,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 126,
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
Quindi con il sistema decimale ogni 9 numeri c’è una sequenza ricorsiva
123456789
e la somma della sequenza è sempre 9 sommando i numeri che compongono le varie sequenze,
Poi ho cominciato a sommare in maniera crescente
1+1+2+3+4+...............
1, 2, 4, 7, 11, 16, 22, 29, 37,
1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2, 1,
46, 56, 67, 79, 92, 106, 121, 137, 154,
1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2, 1,
172, 191, 211, 232, 254, 277, 301, 326, 352,
1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2, 1,
379, 407, 436, 466, 497, 529, 562, 596, 631,
1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2, 1,
667, 704, 742, 781, 821, 862, 904, 947, 991,
1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2, 1,
1036, 1082, 1129, 1177, 1226, 1276, 1327, 1379, 1432
1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2, 1,
Nella sequenza ricorsiva il primo e l’ultimo numero è sempre 1 e sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+2+3+4+5+............
1, 3, 6, 10, 15, 21, 28, 36, 45,
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
55, 66, 78, 91,105, 120, 136, 153, 171,
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
190, 210, 221, 242, 267, 291, 316, 342, 369,
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
398, 428, 459, 490, 522, 555, 589, 624, 660,
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
697, 735, 774, 814, 865, 907, 950, 994, 1039,
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
1085, 2032, 2080, 2129, 2179, 2230, 2282, 2335, 2289
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 9, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+3+4+5+................
1, 4, 8, 13, 19, 26, 34, 43, 53,
1, 4, 8, 4, 1, 8, 7, 7, 8,
64, 76, 89. 103, 118, 134, 151, 169, 188,
1, 4, 8, 4, 1, 8, 7, 7, 8,
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 8, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+4+5+6+............
1, 5, 10, 16, 23, 31, 40, 50, 61,
1, 5, 1, 7, 5, 4, 4, 5, 7
73, 86, 100, 115, 131, 148, 166, 185, 205,
1, 5, 1, 7, 5, 4, 4, 5, 7.
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 7, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+5+6+7+..........
1, 6, 12, 19, 27, 36, 46, 57, 69,
1, 6, 3, 1, 9, 9, 1, 3, 6
82, 96, 111, 127, 144, 162, 181,201, 222.
1, 6, 3, 1, 9, 9, 1, 3, 6
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 6, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+6+7+..........
1, 7, 14, 22, 31, 41, 52, 64, 77,
1, 7, 5, 4, 4, 5, 7, 1, 5
91, 106, 122, 139, 157, 176, 196, 217, 239
1, 7, 5, 4, 4, 5, 7, 1, 5
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 5, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+7+8+.........
1, 8, 16, 25, 35, 46, 58, 71,85
1, 8, 7, 7, 8, 1, 4, 8, 4
100, 116, 133, 151, 170, 190, 211, 233, 256
1, 8, 7, 7, 8, 1, 4, 8, 4
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 4, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+8+9+..........
1, 9, 18, 37, 57, 78, 100, 123, 147,
1, 9, 9, 1, 3, 6, 1, 6, 3
172, 198, 225, 253, 282, 312, 343, 375, 408
1, 9, 9, 1, 3, 6, 1, 6, 3
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 3, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Poi 1+9.........
1, 10, 20, 31, 43, 56, 70, 85, 101,
1, 1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2
118, 136, 155, 175, 196, 218, 241, 265, 290
1, 1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2
Nella sequenza ricorsiva il primo numero è sempre 1 e
l’ultimo 2, sommando i numeri della sequenza abbiamo lo stesso risultato, il numero 3.
Ricordo che le sequenze si rincorrono all’infinito, fatelo osservando i colori.
1, 1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2
1, 3, 6, 1, 6, 3, 1, 9, 9
1, 4, 8, 4, 1, 8, 7, 7, 8,
1, 5, 1, 7, 5, 4, 4, 5, 7
1, 6, 3, 1, 9, 9, 1, 3, 6
1, 7, 5, 4, 4, 5, 7, 1, 5
1, 8, 7, 7, 8, 1, 4, 8, 4
1, 9, 9, 1, 3, 6, 1, 6, 3
1, 1, 2, 4, 7, 2, 7, 4, 2
Notiamo che il secondo numero della sequenza è crescente dall’2 al 9 e poi ricomincia con l’1, mentre l’ultimo numero comincia con 1 poi è decrescente dal 9 al 2.
Le qualità della sequenza Virehanka-Hemachandra, sono le seguenti:
• La somma di due numeri contigui forma il numero successivo della sequenza:
2+3=5; 13+21=34; 89+144=233; etc..
• Il limite che tende ad infinito del rapporto tra il numero e il successivo è uguale a 0,61803.
• Il limite che tende ad infinito del rapporto tra un numero e il suo precedente è uguale a 1,618.
• Il rapporto di un numero per il secondo che lo precede è sempre pari (tendente a) 2,618, che è il quadrato di 1,618.
• Se dividiamo qualsiasi numero per il secondo che lo precede nella sequenza, otterremo sempre due come risultato, e come resto il numero immediatamente precedente il divisore. Per esempio: 144/55=2 con il resto di 34;
• Escludendo 1 e 2, ogni numero della serie, moltiplicato per 4, fornisce un risultato, che aggiunto ad un numero di una nuova serie, dà un'altra serie.
• La somma di tutti i numeri della serie , fino ad un punto scelto, più1, è uguale al numero situato due posti in avanti
• La somma partendo da 1, dei quadrati dei numeri della serie, fino ad un punto qualsiasi, è uguale all'ultimo numero considerato moltiplicato per il successivo:
• Il quadrato di un numero della serie meno il quadrato del secondo numero precedente è sempre un numero della successione
• Il quadrato di qualsiasi numero della serie è uguale al numero che lo precede, per il numero che lo segue, più o meno 1. Il più o meno si alterna lungo la sequenza
• Il massimo comun divisore di due numeri della sequenza è ancora un numero della stessa
Il fatto che il massimo comun divisore di questi due numeri della serie sia ancora un numero della stessa serie, il 5, non è pura coincidenza.
• La relazione fra i numeri della serie ed altri numeri, non meno notevoli, i cosiddetti coefficienti binomiali. Determineremo ora alcune delle leggi che mettono in relazione questi numeri fra loro. Disponiamo i coefficienti binomiali nel seguente schema triangolare, il cosiddetto triangolo di Pingala: cioè le linee oblique congiungenti i numeri di questo schema triangolare sono chiamate le diagonali ascendenti del triangolo si Pingala Esempi di tali diagonali sono appunto le linee passanti per i numeri 1, 4, 3 e 1, 5, 6, 1. Notiamo che la somma dei numeri che si trovano su una data diagonale ascendente è un numero della serie. Infatti, le prime due diagonali ascendenti del triangolo di Pingala sono formate dal solo numero 1.
La scoperta
Finora nessuno ha cercato di cogliere l’aspetto creativo della sequenza.
Il suo codice segreto.
Non conosco il sanscrito ma quando i matematici indiani, 1500 anni prima di Leonardo Fibonacci, trovarono le combinazioni binarie usandole per la prosa e per la musica, con le Lhugu (lungo) e Guru (corto), ho provato a giocare con la sequenza, guidato dai miei due, ed a volte, 3 consiglieri, facendo diventare il Lhugu un Guru. La mia è stata semplicemente un conseguenza logica: il Lhugu si può ridurre a tanti Guru, od ad un unico Guru.
1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144
Ho sommato i numeri che li compongono dopo l’8.
Ho usato le loro radici digitali dei numeri originali della sequenza e sono diventati
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9
Le radici digitali (o radici dei numeri) sono un concetto matematico in cui si calcola la somma delle cifre di un numero, ripetendo il processo finché non si ottiene una singola cifra (da 1 a 9). Questa cifra finale è la radice digitale del numero.
1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4. 3, 7, 1, 8, 9
Poi ho proseguito con lo stesso sistema
233, 377, 610, 987,1597, 2584, 4181, 6765,10946, 17711, 28657, 46368, 75025.
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9
E se continuate con questo sistema, ricominciano gli stessi numeri
75025,121393,196418,317811,514229,832040,1346269,2178309,3524578,5702887,9227465,14930352
1,1,2,3,5,8,4,3,7,1,8,9
I numeri rimangono gli stessi ed ogni 24 numeri ricominciano le prime due sequenze 1,1,2,3,5,8,4,3,7,1,8,9 e 8,8,7,6,4,1,5,6,2,8,1,9 e l’ultimo numero delle 2 sequenze, è sempre 9, all’infinito.
Quello che ho chiamato il ciclo del 9.
In buona sostanza ho rivisto la prima formulazione classica della sequenza, legata alla storia dei conigli, 0112358........, ritenendola, da un lato poco credibile, per un motivo oggettivo: da zero coppie nascono zero conigli.
La seconda critica è che iniziando dallo zero i primi 24 numeri, tradotti nelle loro radici 011235843718988764156281 perdono di simmetria, bellezza e creatività, ma soprattutto non valorizzano il ruolo del 9, come perno della ricorsività della sequenza. Infatti avremo i 24 numeri divisi in due parti, 11 numeri e 13 numeri.
Non spetta a me vederne le implicazioni in matematica, informatica, economia ed altro.
Affermo che mai nessuno ha scoperto questo procedimento.
L’ho misurato, aggiungendo un altro criterio, che i miei maestri, il 9 ed il 12, vogliono che, al momento, rimanga segreto, rivedendo i Fibonacci Retracement ed i risultati sono sbalorditivi. Ho analizzato gli andamenti borsistici di due grossissime società quotate a New York, definendo i livelli di take profit, stop-loss e per prevedere i possibili movimenti di prezzo, sia durante un trend rialzista che ribassista e li ho centrati ai massimi livelli.
Siccome penso che qualsiasi scoperta non abbia il fine di arricchire chi la compie ma di metterla a disposizione della comunità, sia essa scientifica, artistica, economica, ecc, ecc, perchè la possano sviluppare per il bene comune, l’ho registrata per evitare che qualcuno possa adoperarla per fini per nulla sociali ma privati.
Il mio è un interesse artistico e divulgativo. E la svilupperò da questi punti di vista. Sono felice per aver trovato la chiave finale del messaggio di Lucio Saffaro.
360 - 720 - 1080
9, 9, 9
Anche Saffaro ha adoperato lo schema: il primo numero, più il secondo, danno come risultato il terzo.
Non ti abbiamo dimenticato.
Rispetto ad altre letture della sequenza Verahanka-Hemachandra, rimando alle ultime riflessioni del libro.
Scopeta 2
L’altra scoperta che ho fatto è che ottenete lo stesso risultato sostituendo i primi due 1 della sequenza con con qualsiasi numero da 2 a 9.
2, 2, 4, 6, 10, 16, 26, 42, 68, 110, 178, 288
2, 2, 4, 6, 1. 7, 8, 6, 5, 2, 7, 9
3, 3, 6, 9, 15, 24, 39, 63, 102, 165, 267, 432 3, 3, 6, 9, 6, 6, 3, 9, 3, 3, 6, 9
4, 4, 8, 12, 20, 32, 52, 84, 136, 220, 356, 576
4, 4, 8, 3, 2, 5, 7, 3, 1, 4, 5, 9
5, 5, 10, 15, 25, 40, 65, 105, 170, 275, 445, 720
5, 5, 1, 6, 7, 4, 2, 6, 8, 5, 4, 9
6, 6, 12, 18, 30, 48, 78, 126, 204, 330, 534, 864
6, 6, 3, 9, 3, 3,6, 9, 6, 6, 3, 9
7, 7, 14, 21, 35, 56, 91, 147, 238, 385, 623, 1008
7, 7, 5, 3, 8, 2, 1, 3, 4, 7, 2, 9
8, 8, 16, 24, 40, 64, 104, 168, 272, 440, 712, 1152
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9
9, 9, 18, 27, 45, 72, 117, 189, 306, 495, 801, 1296,
9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9
Tutte le 9 sequenze al 12° numero diventano viola che rappresenta il numero 9.
Nell’arte la sequenza è stata considerata solo da un punto di vista estetico o rappresentativo della Sezione Aurea, nel Liber Abaci Fibonacci mai la menziona. Infatti fu Keplero a scoprire il rapporto tra la sequenza e i numeri che la compongono, dove il rapporto è 1, 68......., anche se il matematico indiano Madhava ne scrisse alcuni secoli prima.
Tra gli artisti che hanno usato la sequenza vanno menzionati Mario Merz, Giorgio Piccaia e Tobia Ravà, quest’ultimo merita un discorso a parte, è stato l’unico ad uscire da quella visione puramente estetica per cogliere il significato profondo della successione, che va al di là del suo ricordarci l’infinito. In fondo, non c’era bisogno della sequenza per ricordarcelo: i numeri sono infiniti.
Mi chiedo perchè nessun artista indiano, arabo o cinese abbia sviluppato nell’arte il bing bang della matematica vedica, cinese, araba. Esiste ancora una sudditanza culturale verso l’Europa?
Si.
E’ giunta l’ora di liberarsene in fretta.
La sequenza si presta a liberare una creatività infinita.
Proviamo a continuare i primi dodici numeri della sequenza Virahanka/Hemachandra.
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9
9+8+...............
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
8+9......
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
Ora facciamo la somma riga per riga
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9
9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9.
Continuiamo a sommare riga per riga
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
7, 7, 5, 3, 8, 2, 1, 3, 4, 7, 2, 9,
6,6,3,9,3,3,6,9,6,6,3,9
4, 4, 8, 3, 2, 5, 7, 3, 1, 4, 5, 9,
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9.
5, 5, 1, 6, 7, 4, 2, 6, 8, 5, 4, 9,
6, 6, 3, 9, 3, 3, 6, 9, 6, 6, 3, 9,
2, 2, 4, 6, 1, 7, 8, 6, 5, 2, 7, 9,
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9.
9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9.
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9.
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9.
2, 2, 4, 6, 1, 7, 8, 6, 5, 2, 7, 9,
3, 3, 6, 9, 6, 6, 3, 9, 3, 3, 6, 9,
5, 5, 1, 6, 7, 4, 2, 6, 8, 5, 4, 9,
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
4, 4, 8, 3, 2, 5, 7, 3, 1, 4, 5, 9,
3, 3, 6, 9, 6, 6, 3, 9, 3, 3, 6, 9,
7, 7, 5, 3, 8, 2, 1, 3, 4, 7, 2, 9,
1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9.
8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9,
9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9, 9.
24 nuove sequenze di 12 numeri che terminano col numero 9 e poi ricominciano all’infinito.
8, 8,.........................................
1, 1...........................................
Pingala fece diventare dei battiti e delle parole dei numeri
Scoprì il sistema binario 0.1
Scoprì il sistema che poi diventò la sequenza Virahanka - Hemachandra
Scoprì il triangolo di Pingala, quello che noi chiamiamo il triangolo di Tartaglia
Intuì quello che fu sviluppato da Lucas.
Intuì, ciò che altri matematici indiani svilupparono prima di Leibmiz
Sicuramente ci sarà una sollevazione da parte del mondo accademico, oppure faranno finta di nulla. In fondo chi sono io per mettere in discussione secoli di nascondimenti. Parto dal presupposto che basta un piccolo foro per far crollare una diga. E prima o poi crollerà.
Prima di addentrarmi in ulteriori approfondimenti intendo analizzare il concetto sviluppato da Tobia Ravà.
Ravà, come Pingala con il Katayadi, ha unito parole e numeri, usando la Gematria.
In India usarono il sistema Kaṭapayādi (Devanagari, noto anche come Paralppēru, Malayalam: di notazione numerica, un antico sistema numerico alfabetico per rappresentare lettere in numeri per una facile memorizzazione dei numeri come parole o versi. Assegnando più di una lettera a un numero e annullando alcune altre lettere come prive di valore, questo sistema fornisce la flessibilità nel formare parole significative da numeri che possono essere facilmente ricordate. Pingala potrebbe aver adattato una variante iniziale del sistema Katapayadi, chiamata Katayadi, per sviluppare la sua numerazione.
Tutte le antiche civiltà usarono questo sistema.
Ma torniamo a Tobia Ravà.
Lui ha usato la Gematria.
La Gematria è un sistema numerologico in cui le lettere ebraiche corrispondono ai numeri. Questo sistema, sviluppato dai praticanti della Kabbalah , derivava dall'influenza greca e divenne uno strumento per interpretare i testi biblici.
In gematria, ogni lettera ebraica è rappresentata da un numero (per esempio aleph = 1, bet = 2, ecc.). Si può quindi calcolare il valore numerico di una parola sommando i valori di ciascuna lettera in essa contenuta. Nel campo dell'interpretazione biblica, i commentatori basano un argomento sull'equivalenza numerologica delle parole. Se il valore numerico di una parola è uguale a quello di un'altra parola, un commentatore potrebbe tracciare una connessione tra queste due parole e i versi in cui appaiono e usare questo per dimostrare conclusioni concettuali più ampie.
Da https://www.myjewishlearning.com/article/gematria/
La congettura Ravà, prendendo a riferimento la sequenza Fibonacci, forma una sequenza di 24 numeri che si riproducono all’infinito e cioà 1,2,3,5,8,4,3,7,1,8,9,8,8,7,6,4,1,5,6,2,8,1,9.1Due sono le osservazioni alla congettura di Ravà:
La prima è che la sequenza iniziando da 1,2......., e non prendendo come riferimento il 9, che per le sue qualità permette la continuazione della sequenza, non divide i 24 numeri in 2 sequenze composte da 12 numeri ma da 11 e 13.
Mentre la mia mantiene i numeri della successione
1,1,2,3,5,....9
8,8,7,6,4.....9
E la divide in due parti 12 e 12.
E’ importante dividerlo in due sequenze perchè l’ultimo numero è 9 ed è il numero che permette la continuazione della sequenza fino alla 24° e da questa all’infinito.
L’importanza del numero 9 è determinante, perchè da vita ad un ciclo. In una sequenza il numero che precede il 9 viene ripetuto 2 volte sommandolo al numero 9.
Per questo noi avremo dopo il 9 sia 1,1 che 8,8.
Non a caso compare dopo 12 numeri e dopo 24 numeri.
Non è solo un problema di simmetria ma concettuale: rende la complessità in semplicità.
La seconda è che anche Tobia Ravà, purtroppo, rimane dentro una visione eurocentrica, parla della sequenza Fibonacci ma non ne menziona l’origine. L’inventore fu Archaya Pingala, e chi defini la sequenza in termini matematici furono Verahanka e Hemachandra.
Ora proviamo, utilizzando lo stesso schema di riduzione dei numeri da 1 a 9, sommando i numeri che compongono cifre da 2 numeri, le radici digitali, in poi per verificare cosa succede con il Triangolo di Pingala (denominato erroneamente Tartaglia/Pascal).
LA NUOVA SEQUENZA PINGALA
(ex Tartaglia/Pascal)
Sommando i numeri delle righe del triangolo otteniamo la seguente sequenza
1, 2, 4, 8, 7, 5
che si ripete all’infinito
0 = =1
1 = =2
2 = =4
3 = =8
4 = 16 =7
5 = 32 =5
6 = 64 =1
7 = 128 =2
8 = 256 =4
9 = 512 =8
10 = 1024 =7
11 = 2048 =5
12 = 4096 =1
13 = 8192 =2
14 = 16384 =4
15 = 32768 =8
16 = 65536 =7
17 = 131072 =5
La prima sequenza 1, 2, 4, 8, 7, 5 si ripete all’infinito, sommando i numeri che la compongono otteniamo il risultato di 27=9.
Sequenza Hemachandra - Lucas
Ora vediamo cosa succede nella nuova sequenza
2 1 3 4 7 2 9 2 2 4 6 1 7 8 6 5 2 7 9 7 7 5 3 8
0 : 2 21 : 1 12 : 3 33 : 4 4
4 : 7 75 : 11 2 6 : 18 97 : 29 2
8 : 47 2
9 : 76 410 : 123 611 : 199 1
12 : 322 7 13 : 521 814 : 843 615 : 1364 5
16 : 2207 217 : 3571 718 : 5778 919 : 9349 7
20 : 15127 721 : 24476 522 : 39603 323 : 64079 8
Alla settima ricomincia
2 1 3 4 7 2 9 2 2 4 6 1 7 8 6 5 2 7 9 7 7 5 3 8
24 : 103682 2 25 : 167761 126 : 271443 327 : 439204 4
28 : 710647 729 : 1149851 230 : 1860498 931 : 3010349 2
32 : 4870847 233 : 7881196 4 34 : 12752043 635 : 20633239 1
36 : 33385282 737 : 54018521 838 : 87403803 639 : 141422324 5
40 : 228826127 241 : 370248451 742 : 599074578 943 : 969323029 7
44 : 1568397607 745 : 2537720636 546 : 4106118243 347 : 6643838879 8
Anche nelle sequenza Hemachandra - Lucas, funziona la regola di Verahanka-Hemachandra, Sommando i primi due numeri ricaviamo il terzo e così all’infinito. Si invertono i numeri iniziali, il primo numero è 1 ed il secondo è 2, , in Hemachandra - Lucas, il primo è 2 ed il secondo è 1 ed il terzo in entrambi è 3.
Perchè ho chiamato la sequenza Hemachandra - Lucas?
Per una ragione storica e una logica. Lucas fu il più accreditato studioso della sequenza Fibonacci. Storicamente Lucas diede il nome alla sequenza.
Logicamente senza la sequenza Fibonacci Lucas non avrebbe scoperto la sua sequenza, che è una variante della sequenza Fibonacci. Io ho dimostrato che in realtà la sequenza Fibonacci è stata intuita da Pingala e definita compiutamente, per la prosodia da Verahanka e divenuta un concetto di matematica astratta con Hemachandra. Quindi la sequenza dovrà chiamarsi Hemachandra - Lucas.
Conclusione:
Tutte le sequenze hanno un loro codice segreto.
1123458437189887641562819 Virahanka-Hemachandra - La somma totale dei 24 numeri della sequenza è 9
1, 2, 4, 8, 7, 5 Triangolo di Pingala - la somma totale dei 6 numeri della sequenza è 9
2, 1, 3, 4, 7, 2, 9, 2, 2, 4, 6, 1, 7, 8, 6, 5, 2, 7, 9, 7, 7, 5, 3, 8- Hemachandra - Lucas
Come vedete anche questa sequenza risponde alla stessa regola di Virahanka/Hemachandra , la somma del terzo numero è la somma dei primi due e così via .
La somma totale dei 24 numeri della sequenza è 9
Anche qui Ritorniamo alla sequenza Verahanka-Hemachandra
Perchè dopo 24 numeri della sequenza questa è ricorsiva.
2, 1, 3, 4, 7, 2, 9, 2, 2, 4, 6, 1, 7, 8, 6, 5, 2, 7, 9, 7, 7, 5, 3, 8
Il risultato straordinario, scoperto per la prima volta, è che prendendo tutte le varianti della sequenza da 2,1 a 9,1 danno come risultato delle radici digitali 117, cioè 9
Quindi, tutte le sequenze Lucasiane da (2,1) a (9,1) hanno, nei loro primi 24 termini, una somma delle radici digitali che porta sempre a 9 come radice finale.
Questo è un segnale molto forte di simmetria numerica ciclica e coerenza interna, e rafforza l’idea che queste sequenze, pur cambiando all’inizio, condividano una struttura profonda comune, ereditata dalla natura binaria e modulare dell’antica matematica indiana (come quella di Pingala e Hemachandra).
Sequenza iniziale Somma delle radici
(2,1) 117
(3,1) 117
(4,1) 117
(5,1) 117
(6,1) 117
(7,1) 117
(8,1) 117
(9,1) 117
L’infinito è formato da tanti finiti, non è una progressione automatica.
La somma dei numeri che compongono le 3 sequenze è 9.
Il codice segreto è il numero 9.
Per questo si può parlare del Ciclo del 9.
Ora proviamo a vedere come si riflette il sistema di usare le radici dei numeri nei quadrati magici e panmagici.
QUADRATI MAGICI E PANMAGICO
CUBO MAGICO A 3
4, 9,2,3,5,7,8,1,6
CUBO MAGICO A 4
9, 6, 3, 7, 4, 6, 1, 5, 5, 1, 8, 2, 7, 3, 4, 2
CUBO MAGICO A 5
9, 6, 1, 8, 6, 5, 5, 7, 5, 7, 4, 6, 4, 2, 4, 1, 3, 1, 3, 3, 2, 9, 7, 2, 9
CUBOMAGICO A 6
6, 5, 3, 7, 8, 1, 7, 2, 9, 1, 8, 3, 1, 5, 7, 6, 5, 6,
9, 2, 4, 3, 8, 4, 7, 2, 1, 9, 8, 3, 9, 5, 6, 4, 2, 4
PAN MAGICO
I quadrati magici a base 3, 4, 5, 6 e Panmagici, col mio sistema, sono infiniti.
Ho adoperato i 9 colori di Navratri
in onore del Paese dei matematici vedici.
"Navratri è la manifestazione del mistico, svela il segreto della coscienza e si riconnette con la fonte da cui tutto è scaturito."
Le festività indiane sono note in tutto il mondo per essere una celebrazione colorata e vibrante della vita. Una di queste feste che tutti aspettiamo con ansia sono le nove notti di adorazione e celebrazione della forza divina di Devi, popolarmente note come "Navratri" ("nav" significa nove o nuovo, "ratri" significa notti). La festa è definita da celebrazioni che includono penitenza spirituale o digiuno, mantenimento del silenzio da una parte e sacre cerimonie homa, cucina varia, danza, musica decorazioni vivaci e abiti colorati dall'altra. Navratri celebra e onora i nove diversi aspetti della Madre Divina, nota anche come Nav Durga. Ogni notte di Navratri è associata a un colore particolare, in base a ciò che simboleggia.
Ogni anno, mentre il set di colori rimane lo stesso, l'ordine varia a seconda del giorno in cui cade Navratri. Ecco un elenco dei giorni di Navratri, insieme al colore associato,che normalmente viene rispettato:
Primo giorno (3 ottobre) – Pratipada – Giallo
Secondo giorno (4 ottobre) – Dwitiya – Verde
Terzo giorno (5 ottobre) – Tritiya – Grigio
Quarto giorno (6 ottobre) – Chaturthi – Arancione
Quinto giorno (7 ottobre) – Panchami – Bianco
Sesto giorno (8 ottobre) – Shashti – Rosso
Settimo giorno (9 ottobre) – Saptami – Blu reale
Ottavo giorno (10 ottobre) – Ashtami – Rosa
Nono giorno (11 ottobre) – Navami – Viola
Significato dei colori
Ognuno dei nove colori di Navratri simboleggia una qualità distinta della Dea Devi.
Giallo
è il colore della luminosità, della felicità e dell'allegria;
Verde
è un simbolo di crescita e fertilità
Grigio
rappresenta l'equilibrio.
Arancione
simboleggia la radiosità e l'energia.
Bianco
simboleggia la pace e la purezza;
Rosso
simboleggia l'azione e il vigore, la forma feroce della Dea.
Blu reale
simboleggia la tranquillità e la profondità della saggezza della Dea;
Rosa
simboleggia l'amore, l'affetto e l'armonia;
Viola
riflette la spiritualità, l'ambizione e la prosperità;
Note musicali
Poi ho voluto vedere come potevo tradurre il tutto in note musicali
do, re, mi, fa, sol, la, si, do♯ (o re♭), re♯ (o mi♭), fa♯ (o sol♭), sol♯ (o la♭), la♯ (o si♭).
Grazie al Prof Luca Biasco, dell’Università di Roma ho appreso che seguono questo ordine
1 DO, 2 RE, 3 MI, 4 FA, 5 SOL, 6 LA, 7 SI, 8 DO, 9 DO♯ (O RE♭)
10 RE♯ (O MI♭), 11 FA♯ (O SOL♭), 12 LA♯ (O SI♭)
Successivamente il Prof Luca Ghinato ha realizzato la composizione sulle 24 sequenze matematiche, che farà da base musicale sia all’installazione che alla sua traduzione in opera teatrale.
Ora vediamo il rapporto tra la nostra sequenza e l’arte, tenendo presente che nessuno di loro erano a conoscenza che, come abbiamo dimostrato, la cosìdetta sequenza Fibonacci, in realtà deve chiamarsi Verahanka-Hemachandra.
Inoltre, tenete presente che molti artisti ed alcune grandi opere architettoniche sono state accostate alla sequenza ed alla sezione aurea, ma ne gli artisti ne gli architetti la menzionano. Il loro accostamento è frutto del pensiero di curatori artistici e di ricercatori, che dovendo scrivere libri, dovevano inventarsi qualcosa per riempirli.
La sequenza Verahanka-Hemachandra e la sezione aurea, a essa strettamente legata, hanno affascinato pochissimi artisti perchè si è perso il suo valore originale ed è prevalsa una lettura schematica, slegata dalle madri: poesia e musica.
Proviamo a fare chiarezza.
Alcuni artisti contemporanei l’hanno valorizzata, in particolare alcuni italiani.
Mario Merz (1925-2003)
L'artista italiano, figura chiave dell'Arte Povera, ha fatto ampio uso della sequenza di Fibonacci nelle sue installazioni. Un esempio emblematico è Senza titolo (una somma reale è una somma di gente) (1972), esposta al MoMA di New York. In quest'opera, Merz utilizza numeri al neon per rappresentare la sequenza di Fibonacci, collegandoli a fotografie di artisti e rivenditori d’arte, dove il numero di persone in ogni foto corrisponde ai termini della sequenza.
Il concetto filosofico che lega Mario Merz alla sequenza di Fibonacci si centra sull’idea di crescita organica, energia vitale e connessione tra razionalità matematica e irrazionalità della vita, temi fondamentali nella poetica di Merz e nell’Arte Povera. Questo legame si sviluppa attraverso una visione che unisce arte, natura e filosofia, con la sequenza di Fibonacci come simbolo universale della proliferazione e dell’armonia insite nel mondo naturale.
Tobia Ravà (nato nel 1959)
Artista contemporaneo italiano, Ravà utilizza numeri e simboli, inclusi quelli della sequenza di Fibonacci, per creare opere che combinano matematica, misticismo ebraico e paesaggi. Le rappresentazioni pittoriche di Ravà sono prevalentemente caratterizzate da un linguaggio codificato che si basa sulla traslitterazione delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico, associate a valori numerici e concetti mistici. Queste opere, spesso raffiguranti boschi con alberi numerici o sculture come "Tohu Caos", esplorano il rapporto tra numeri, parole e spiritualità, spesso con l'utilizzo di tecniche innovative .
Giogio Piccaia (nato nel 1955)
L'artista Giorgio Piccaia è conosciuto per il suo utilizzo della sequenza nelle sue opere, in particolare in alcune mostre e installazioni.
Piccaia ha esplorato questo tema attraverso diverse tecniche, come installazioni, opere su tela, papiro e sculture. La sua attenzione alla sequenza riflette un interesse per il rapporto tra matematica, natura e arte, e come questi elementi possano essere uniti per creare opere significative.
Un'opera significativa di Piccaia, "Rosario di Fibonacci", combina la sacralità del rosario con la sequenza, mostrando il rapporto tra spiritualità, scienza e bellezza.
L’artista che a mio parere rappresenta il pensiero di Verahanka-Hemchadra è Lucio Saffaro, anche se lui mai li menzionano.
Lucio Saffaro è stato una figura poliedrica: pittore, poeta, scrittore e matematico dilettante. Laureato in fisica all’Università di Bologna, si è dedicato allo studio di geometrie complesse, come i poliedri (in particolare gli icosaedri) e le tassellature del piano, spesso rappresentandole nei suoi dipinti. Le sue opere combinano rigore matematico e un’estetica che esplora l’infinito e la perfezione geometrica, con un senso di malinconia esistenziale. È noto per aver identificato, nel 1970, un dodecaedro stellato nel mosaico pavimentale della Basilica di San Marco a Venezia, opera di Paolo Uccello, un’intuizione che ha avuto risonanza internazionale, tanto da essere scelta come simbolo della Biennale di Venezia del 1986.
Non a caso il dodecaedro si riporta al numero 12, di cui abbiamo ampiamente scritto.
Non ci sono riferimenti diretti nei documenti disponibili che colleghino esplicitamente Lucio Saffaro alla sequenza di Verahanka-Hemchadra in modo specifico (es. articoli o opere dedicate esclusivamente a essa). Tuttavia, il suo lavoro matematico e artistico si concentra su strutture geometriche e concetti legati all’infinito, che possono avere connessioni indirette con la sequenza, spesso associata alla sezione aurea.
In uno degli ultimi scritti: Disputa Cometofantica, Saffaro fa riferimento a questi numeri:
1080 sono i versi,
360 - 720 - 1080, sono i numeri finali, con la scritta non nominatemi, altre volte non scordatemi.
Quei tre numeri usano lo schema della sequenza il terzo numero è dato dalla somma dei primi due. Perchè se fosse stata una semplice sequenza invece di 1080 avrebbe scritto 1440, cioè il doppio di 720, come 720 è il doppio di 360. per questo il suo non nominatemi seguito dai tre numeri è un messaggio: leggete le mie opere tenendo presente che a questo schema mi sono riferito. inoltre la radice dei tre numeri è sempre 9, riconfermando la centralità della sequenza.
La frase "Le cadenze conclusive si risolvono al ritorno" è poetica e densa di significato, tipica dello stile di Saffaro, che univa matematica, arte e riflessioni esistenziali. In musica, una cadenza conclusiva è una progressione armonica che porta alla risoluzione, un senso di chiusura o completamento. Saffaro potrebbe usare questo termine metaforicamente per indicare che le sue opere (artistiche o matematiche) raggiungono una forma di completezza o armonia.
"Si risolvono al ritorno": Il "ritorno" suggerisce ciclicità, ripetizione o un ritorno a un punto di origine, qui torniamo alla centralità del 9, e del 12, come abbiamo dimostrato. In matematica, questo potrebbe alludere a strutture ricorsive o a concetti geometrici ciclici (es. il cerchio, associato a 360 gradi). Non dimentichiamo che il suo dodecaedro, il solido che rappresenta la totalità, l’universo, ha dodici facce formate da 5 pentagoni regolari, In senso esistenziale, potrebbe riferirsi a un ritorno all’essenza delle sue idee o al tema dell’infinito, centrale nel suo lavoro.
Altri artisti sino stati indicati, dalla critica, come ispirati dalla sequenza, ma ciò nulla ha di reale.
In questi casi possiamo parlare di artisti che hanno sviluppato il rapporto con la matematica e la rappresentazione geometrica ma nulla di più.
Artisti non italiani sono stati annoverati tra quelli che hanno attinto dalla sequenza, ma ne dubito fortemente, anzi sono certo che pensassero ad altro.
Piet Mondrian (1872-1944)
Sebbene attivo a cavallo tra XIX e XX secolo, Mondrian è considerato un precursore dell'arte moderna e contemporanea. Le sue composizioni geometriche, come quelle del movimento De Stijl, utilizzano proporzioni che richiamano la matematica e la geometria, per creare equilibrio e armonia. Mai, comunque hanno menzionato ne la sezione aurea ne la sequenza.
Jackson Pollock (1912-1956)
Il suo stile caotico, richiamato nei suoi celebri dipinti a dripping, contengono strutture nascoste, che richiamano elementi geometrici, conferendo un ordine implicito al caos visivo, ma nulla di più.
Leonardo da Vinci (1452-1519)
Si dice che Leonardo abbia utilizzato la sezione aurea in opere come L’Uomo Vitruviano e, secondo alcune interpretazioni, nella Gioconda, dove il volto sarebbe inscritto in un rettangolo aureo. Orbene, se noi mettiamo la spirale della sezione aurea sul 90 % delle opere pittoriche potremmo concludere che l’arte, antica, moderna e contemporanea è un’interpretazione di tale sezione e di tale sequenza.
Piero della Francesca (1415-1492)
Nel Rinascimento, Piero, si dice, abbia applicato il rapporto aureo in dipinti come La Flagellazione di Cristo (1460), dove le proporzioni tra le due parti del dipinto seguono la sezione aurea, creando una sintesi tra naturalezza e rigore matematico. Vedesi sopra. Tutte congetture prive di originalità.
Salvador Dalí (1904-1989)
Il pittore surrealista ha utilizzato la sezione aurea in Il sacramento dell’Ultima Cena, strutturando la composizione su un rettangolo aureo per enfatizzare l’armonia visiva. Vero, ma mai ha menzionato la sequenza e la sezione aurea.
La sequenza nella musica
La sequenza Verahanka-Hemchadra, con la sua relazione alla sezione aurea ha affascinato diversi musicisti, che l’hanno utilizzata per strutturare composizioni, ritmi e armonie, sfruttando il suo potenziale per creare un senso di armonia naturale e progressione. Di seguito elenco i musicisti famosi che hanno sviluppato o incorporato la sequenza nelle loro opere, con esempi specifici e un focus sul contesto musicale, integrando informazioni rilevanti dal contesto indiano.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Mozart è noto per aver strutturato alcune delle sue sonate per pianoforte seguendo proporzioni vicine alla sezione aurea. In particolare, nella Sonata per pianoforte n. 1 in Do maggiore, K. 279, il rapporto tra il numero di battute della sezione di sviluppo e ricapitolazione rispetto all’esposizione si avvicina a 1,618. Questo crea un equilibrio strutturale che riflette l’armonia della sezione aurea.
Mozart la applica in modo più subliminale, come parte della struttura formale della musica classica.
Nel primo movimento della suddetta sonata, la struttura tripartita (esposizione, sviluppo, ricapitolazione) utilizza proporzioni matematiche per bilanciare le sezioni, conferendo un senso di perfezione formale.
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Beethoven è stato associato all’uso della sezione aurea in alcune delle sue sinfonie, come la Sinfonia n. 5 in Do minore. Analisi delle sue composizioni mostrano che momenti chiave, come il climax o i cambi di sezione, spesso si verificano in punti proporzionali vicini alla sezione aurea.
Nella Sinfonia n. 5, la struttura ritmica e armonica segue schemi che possono essere letti come influenzati dalla sequenza, con rapporti tra le sezioni che evocano l’armonia matematica.
Claude Debussy (1862-1918)
Debussy, pioniere dell’impressionismo musicale, è stato suggerito da alcuni studiosi come un utilizzatore della sezione aurea in composizioni come La Mer o Préludes. La struttura delle sue opere spesso presenta proporzioni che si avvicinano a 1,618, creando un flusso musicale che riflette l’armonia naturale.
In La Mer, i climax musicali e le transizioni tra sezioni sembrano seguire proporzioni matematiche,
con un uso intuitivo della sezione aurea per evocare il movimento delle onde.
Béla Bartók (1881-1945)
Bartók, compositore ungherese, ha utilizzato la sequenza e la sezione aurea per strutturare le sue composizioni, specialmente nella musica da camera e nei concerti. Ad esempio, nella Sonata per due pianoforti e percussioni, i momenti chiave della struttura si trovano in punti proporzionali vicini alla sezione aurea.
In Musica per archi, percussioni e celesta, Bartók dispone le sezioni in modo che i climax e le transizioni seguano rapporti numerici derivati dalla sequenza.
Matteo Sommacal (nato nel 1971)
Il compositore italiano e fisico-matematico Matteo Sommacal ha scritto nel 2002 la suite per pianoforte Fibonacci’s Piranhas, composta da otto movimenti, che utilizza i numeri di Fibonacci per strutturare melodia, ritmo e armonia.
L’opera sfrutta la sequenza per determinare la lunghezza delle sezioni e le progressioni ritmiche, creando un’esperienza musicale che riflette la crescita matematica.
Krzysztof Meyer (nato nel 1943)
Il compositore polacco ha strutturato il suo Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte seguendo la sequenza, usando i numeri per determinare la durata delle sezioni e la disposizione degli accenti.
Il trio utilizza i numeri della sequenza per creare un equilibrio dinamico tra le parti, con un effetto di progressione organica.
The Fibonaccis (1981-1987)
Questa band art-rock di Los Angeles ha adottato il nome “The Fibonaccis” per riflettere il loro interesse per strutture matematiche e artistiche non convenzionali. Anche se non hanno usato la sequenza di Fibonacci in modo esplicito, il loro stile eclettico riflette un approccio sperimentale che richiama l’interdisciplinarità che era un approccio sistemico nella cultura vedica.
I loro album combinano elementi di rock, jazz e musica sperimentale, con strutture che evocano l’ordine caotico della sequenza.
BT (Brian Transeau, nato nel 1971)
Il musicista elettronico americano BT ha composto il brano Fibonacci Sequence (1999), incluso nell’edizione limitata dell’album Movement in Still Life. Il brano recita i numeri della sequenza da 1 a 21, integrandoli in una struttura ritmica elettronica.
La traccia utilizza i numeri della sequenza come base per il ritmo e la progressione armonica, creando un effetto ipnotico e moderno.
Genesis (band progressive rock)
Nel brano Firth of Fifth (1973), i Genesis hanno incorporato la sequenza nella struttura degli assoli, con sezioni di 55, 34 e 13 battute,
creando un effetto di crescita organica all’interno della struttura progressive.
Tool (band progressive metal)
Il brano Lateralus (2001) è uno degli esempi più noti di uso della sequenza nella musica contemporanea. La struttura ritmica e i testi del brano sono basati sui numeri di Verahanka-Hemvhamdra, con sillabe nei versi che seguono la sequenza (1, 1, 2, 3, 5, 8, 5, 3, 2, 1, 1, 2, 3, 5, 8).
Il ritmo della batteria e le sezioni strumentali seguono schemi che riflettono la sequenza, mentre i testi esplorano il concetto di spirale e crescita.
E. Scott Lindner (contemporaneo)
Il compositore e produttore americano ha realizzato l’album In Flowers Through Space (2020), in cui il numero di musicisti per traccia segue la sequenza (0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21). Ha anche utilizzato un “calcolatore di Fibonacci” per tradurre i numeri in note musicali.
Nella traccia 8, le parti degli strumenti sono state scritte su carte mescolate in una piñata, introducendo un elemento di casualità sopra la struttura matematica, creando un equilibrio tra ordine e caos.
In India, la sequenza di Verahanka-Hemvhamdra. ha origine nella prosodia sanscrita, con matematici come Pingala (circa 200 a.C.) che analizzavano le combinazioni di sillabe lunghe e brevi, dando vita alla sequenza nota come mātrā-vṛtta. Questo lavoro ha influenzato la musica e la poesia indiana, dove la metrica ritmica (tala) e le strutture melodiche (raga) seguono schemi complessi che possono riflettere proporzioni matematiche.
La musica classica indiana, in particolare la tradizione carnatica, utilizza strutture ritmiche complesse che possono essere collegate alla sequenza.
I tala (cicli ritmici) spesso seguono schemi che evocano proporzioni matematiche, come il rapporto tra battute lunghe e brevi. Ad esempio, il tala Adi (8 battute) e altri cicli ritmici possono essere analizzati come riflessi di numeri della sequenza (3, 5, 8).
Nella musica carnatica, le improvvisazioni ritmiche (konnakol) usano sequenze di sillabe che possono seguire schemi simili a quelli descritti da Pingala, con progressioni che richiamano la crescita esponenziale della sequenza.
B.C. Manjunath (contemporaneo)
Il percussionista e coreografo indiano B.C. Manjunath ha utilizzato la sequenza per creare coreografie e composizioni musicali, traducendo i numeri in movimenti e ritmi. Questo approccio interdisciplinare riflette l’influenza della tradizione matematica indiana.
Le sue performance combinano percussioni carnatiche e danza, con sequenze ritmiche che seguono i numeri di Pingala, creando un effetto visivo e sonoro di crescita organica.
L’uso della sequenza in musica produce effetti diversi a seconda dell’approccio:
Classica (Mozart, Beethoven, Bartók): Crea un senso di equilibrio e proporzione, con climax e transizioni che appaiono naturali e inevitabili, come un riflesso dell’ordine cosmico.
Rock progressive (Genesis, Tool): Introduce una complessità ritmica e strutturale che dà un senso di progressione e crescita, spesso con un impatto emotivo intenso e mistico.
Elettronica e sperimentale (BT, Lindner): L’effetto è ipnotico e moderno, con ritmi e armonie che evocano un flusso continuo, simile alla sequenza Verahanka-Hemvhamdra..
Nella musica indiana, Manjuunath, tradizione carnatica, la sequenza si manifesta in ritmi complessi e improvvisazioni che riflettono la ciclicità e l’espansione, creando un’esperienza spirituale e dinamica.
Altri settori artistici.
La sequenza , con la sua connessione alla sezione aurea (circa 1,618), ha influenzato non solo l’arte visiva e la musica, ma anche diversi altri settori artistici e creativi, grazie alla sua capacità di evocare armonia, crescita organica e proporzioni naturali. Di seguito, analizzo i principali ambiti artistici, oltre all’arte visiva e alla musica, in cui la sequenza è stata sviluppata o applicata, con esempi concreti e un confronto con la tradizione indiana discussi in precedenza, con l’avvertenza di non dare per scontate le seguenti affermazioni.
Architettura
L’architettura è uno dei settori in cui la sequenza e la sezione aurea sono state più frequentemente applicate, spesso per creare edifici con proporzioni armoniose che riflettono l’ordine naturale. Però, dobbiamo prendere con le pinze, quanto scritto su opere seguenti:
Partenone, Atene (V secolo a.C.): Sebbene non sia provato che gli architetti greci usassero consapevolmente la sequenza, la facciata del Partenone segue proporzioni che si avvicinano alla sezione aurea, con rapporti tra altezza, larghezza e spazi interni che evocano l’armonia matematica. Evitiamo generalizzazioni.
Taj Mahal, Agra (XVII secolo): nel contesto indiano, il Taj Mahal utilizza proporzioni che alcuni studiosi ritengono vicine alla sezione aurea, specialmente nella facciata principale e nella disposizione dei giardini. Questo riflette la sensibilità indiana per l’equilibrio geometrico, derivata dalla tradizione matematica della sequenza, ma credo nulla di più.
Notre-Dame, Parigi (XII-XIV secolo): La facciata della cattedrale presenta rettangoli aurei nelle proporzioni delle torri e delle decorazioni, suggerendo un uso intuitivo o deliberato della sezione aurea. Meglio fermarci al forse.
Le Corbusier (1887-1965): L’architetto svizzero-francese ha sviluppato il sistema Modulor, una scala di proporzioni basata sulla sezione aurea e sulla sequenza, utilizzata in progetti come la Città Radiosa e la Chapelle de Notre-Dame du Haut a Ronchamp (1955). Il Modulor si ispira all’Uomo Vitruviano di Leonardo, ma applica i numeri della sequenza per creare spazi abitativi armoniosi. Vero.
Zaha Hadid (1950-2016): In edifici come il MAXXI di Roma (2010), Hadid ha utilizzato forme fluide e spirali che richiamano la crescita organica della sequenza, creando un senso di movimento e armonia. Certo che opere architettoniche senza armonia e movimento sarebbero un obrobrio. Nulla centrano con la sequenza.
Nella tradizione indiana, i templi come il Tempio di Brihadeeswarar usano proporzioni simili per scopi spirituali, unendo matematica e trascendenza, a differenza dell’approccio più funzionale di Le Corbusier.
Design
Il design, inclusi il design grafico, industriale e di moda, ha spesso adottato la sequenza, per creare oggetti e layout esteticamente gradevoli.
Design grafico:
Marchi come il logo di Twitter (pre-2023) e quello di Pepsi (2008) utilizzano cerchi e proporzioni basate sulla sezione aurea per creare un’immagine bilanciata e accattivante. La spirale di Fibonacci guida la disposizione degli elementi, come dimostrato in analisi di design che sovrappongono la spirale aurea ai loghi.
Riviste e siti web, come quelli progettati secondo la griglia aurea, usano rapporti derivati dalla sequenza, per disporre testo e immagini. Ad esempio, la copertina di National Geographic spesso segue proporzioni auree per bilanciare gli elementi visivi.
Design industriale:
I prodotti Apple, come l’iPhone e il MacBook, utilizzano proporzioni basate sulla sezione aurea per le dimensioni dello schermo e del corpo, rendendo i dispositivi intuitivamente armoniosi.
Moda:
Stilisti come Viktor & Rolf hanno utilizzato la sequenza, per strutturare collezioni, come in abiti con pieghe o motivi che seguono spirali auree. Anche la disposizione dei bottoni o delle cuciture può riflettere proporzioni matematiche, come visto in alcune creazioni di Issey Miyake.
La designer indiana Sabyasachi Mukherjee ha incorporato motivi spiraliformi ispirati alla natura (che richiamano la sequenza) nei suoi sari e lehenga, riflettendo l’influenza della tradizione indiana.
Nella tradizione indiana, i motivi tessili come quelli dei sari di Banaras usano spirali e geometrie che evocano la sezione aurea, collegando il design alla spiritualità, simile ai mandala.
Letteratura e poesia
La sequenza è stata utilizzata nella poesia per strutturare versi, sillabe o strofe, creando un ritmo che riflette la crescita organica.
Poesia occidentale:
Poeti contemporanei, come Gregory K. Pincus, hanno creato il formato Fibonacci poem, in cui il numero di sillabe per verso segue la sequenza (1, 1, 2, 3, 5, 8, ecc.). Ad esempio, un poema potrebbe avere versi con 1 sillaba, 1 sillaba, 2 sillabe, 3 sillabe, e così via, creando un ritmo crescente.
“The Fib” di Pincus è un poema che usa questa struttura per evocare un senso di espansione naturale, simile alla crescita della sequenza.
Poesia indiana:
Pingala sviluppò la sequenza matematica, analizzando le combinazioni di sillabe lunghe e brevi nella metrica sanscrita (chandas). Poeti successivi, come quelli della tradizione tamil o sanscrita, hanno utilizzato queste metriche per creare poesie con strutture ritmiche che riflettono la sequenza.
Nel Tirukkural di Tiruvalluvar (I-V secolo), le strofe seguono schemi ritmici che possono essere analizzati come derivati dalla combinatoria di Pingala, con proporzioni che evocano la sua sequenza.
In India, la prosodia di Pingala collega la poesia alla matematica e alla spiritualità, un approccio più rituale rispetto alla sperimentazione moderna occidentale.
Danza e coreografia
La danza ha utilizzato la sequenza per strutturare movimenti, sequenze e formazioni, creando un senso di flusso e crescita.
Merce Cunningham (1919-2009): Il coreografo americano, noto per il suo approccio sperimentale, ha utilizzato principi matematici, inclusa la sequenza, per strutturare le sue coreografie. Ad esempio, in Suite for Five (1956), i movimenti dei ballerini seguono sequenze temporali che riflettono proporzioni auree.
Wayne McGregor (nato 1970): Coreografo contemporaneo, McGregor ha sperimentato con la sequenza, per creare coreografie come Chroma (2006), dove i movimenti seguono schemi ritmici e spaziali basati sui numeri della sequenza.
B.C. Manjunath: Come già menzionato, questo coreografo e percussionista indiano ha utilizzato la sequenza, per tradurre i numeri in movimenti di danza e ritmi percussivi, specialmente nella tradizione carnatica. Le sue coreografie combinano matematica e estetica indiana, creando un effetto di crescita organica simile a quello delle spirali naturali.
In India, l’approccio di Manjunath riflette la tradizione di Pingala, collegando la matematica alla performatività spirituale, simile ai rituali vedici.
Cinema e animazione
Nel cinema e nell’animazione, la sequenza è stata utilizzata per strutturare scene, inquadrature e montaggi, creando un ritmo visivo armonioso.
Darren Aronofsky: Nel film π - Il teorema del delirio (1998), la sequenza e la sezione aurea sono temi centrali, usati sia nella narrazione (la ricerca di un matematico per trovare schemi universali) sia nella composizione visiva, con inquadrature che seguono spirali auree.
Alfred Hitchcock: In Vertigo (1958), la spirale nella sequenza dei titoli di testa, disegnata da Saul Bass, segue una traiettoria che richiama la spirale della sequenza, simboleggiando l’ossessione e il caos psicologico.
Animazione Disney: Nei film Disney, come La Bella e la Bestia (1991), le scene di ballo e le composizioni visive spesso usano proporzioni auree per creare immagini armoniose, con sfondi e movimenti che seguono spirali naturali.
In India, film come Pather Panchali di Satyajit Ray usano composizioni visive che, pur non esplicitamente legate alla sequenza, riflettono l’armonia naturale della tradizione indiana.
Fotografia
La fotografia utilizza la sequenza per comporre immagini bilanciate, spesso attraverso la spirale aurea o la regola dei terzi modificata.
Henri Cartier-Bresson (1908-2004): Il fotografo francese, maestro del “momento decisivo”, componeva le sue immagini con proporzioni che spesso si avvicinano alla sezione aurea, come in Hyères, France (1932), dove le linee della scala seguono una spirale naturale.
Ansel Adams (1902-1984): Nei suoi paesaggi, come le fotografie dello Yosemite, Adams usava composizioni che riflettono proporzioni auree, con elementi naturali (alberi, montagne) disposti secondo spirali di Fibonacci.
Fotografi indiani contemporanei: Artisti come Raghu Rai usano composizioni che evocano l’armonia della natura indiana, con immagini di paesaggi e ritratti che seguono proporzioni matematiche, riflettendo la tradizione estetica indiana.
In India, la fotografia di Rai riflette la sensibilità per l’armonia naturale, simile ai mandala e ai motivi spiraliformi della tradizione.
In conclusione, a parte la musica, la poesia ed il cinema, nell’arte contemporanea verifichiamo qualche connessione con il concetto di armonia, ma non si va oltre. Alcun artista, visivo o performativo indiano ha sviluppato la fantastica tradizione vedica di cui abbiamo parlato in questo libro.
Allora penso che il mio compito storico, in qualità di messaggero, sia quello di dar vita ad un largo movimento artistico che sviluppi la filosofia Pingala nell’arte contemporanea. Purtroppo, se quel movimento non è nato, significa che le Università indiane, che pure apprezzo, considerandole tra le migliori del pianeta, ma con un format educativo eurocentrico, continuano a subire un’influenza occidentale. Fortunatamente il colonialismo è finito, ma permane una sudditanza culturale verso l’Occidente.
Bisogna liberarsene.
Fare in modo che l’immensa tradizione vedica e dei grandi matematici, filosofi, musicisti, poeti indiani di quel periodo diventino il fulcro su cui far emergere la loro modernità.
Non si tratta di un bieco nazionalismo, di chiudere l’arte in un armadio indiano, è il mondo che ha bisogno di sviluppare, come abbiamo visto per altri settori, un concetto di arte legato agli insegnamenti dei geni indiani, in primis Pingala. Tradurre in arte, con il pensiero contemporaneo, quell’immenso patrimonio di idee che è ancora chiuso nella scatola del colonialismo dell’Occidente.
Conosco gli artisti contemporanei indiani e la loro formazione tecnica è al massimo livello. Occorre irrobustirla di concetti e di radici solide. Questo sarà il mio compito storico. Far diventare gli artisti contemporanei indiani l’avanguardia di un nuovo movimento artistico internazionale ancorato alle radici di chi inventò la sequenza aurea e la sequenza, erroneamente chiamata Fibonacci, ma più giustamente Verahanka-Hemvhamdra.
L’India deve diventare la capitale internazionale dell’arte contemporanea.
Ho in mente un progetto , su cui potranno concorrere molti artisti indiani, e non, col supporto di importanti Istituzioni pubbliche e private ed aziende locali.
Onoriamo la cultura indiana che ha regalato a tutti noi ciò che oggi sono le tecnologie più moderne, figlie di quei 0,1 che per primo Pingala inventò.
Dopo la presentazione del libro mi occuperò di realizzare questo progetto.
PROGETTO PINGALA
a) Rivalutazione della cultura vedica nell'arte contemporanea
La cultura vedica offre un ricco serbatoio di concetti che possono essere reinterpretati in chiave contemporanea:
Matematica e arte: La sequenza indiana Verahanka-Hemchadra (Ex Fibonacci), il Meru Prastara di Pingala e le serie di Madhava possono essere usati come strutture formali per opere visive o performative. Ad esempio:
Mandala matematici: I mandala, già presenti nella tradizione vedica, possono essere reinterpretati utilizzando la sequenza indiana o la mia proposta di radice digitale (112358437189887641562819). Un artista potrebbe creare mandala dinamici che evolvono seguendo questa sequenza, con il 9 come punto di chiusura ciclica, rappresentando l'infinito o il cosmo.
Installazioni interattive: Opere che combinano la sequenza indiana con musica o movimento, ispirandosi alla prosodia vedica. Ad esempio, un'installazione sonora potrebbe tradurre le radici digitali in frequenze musicali, creando un'esperienza immersiva.
Poesia e prosodia: Il lavoro di Pingala sul Chandahshastra, che usa i numeri per strutturare i metri poetici, può ispirare performance che combinano parola, ritmo e visualità. Artisti performativi potrebbero creare opere che recitano poemi vedici seguendo i ritmi della sequenza indiana.
Musica e ritmo: La connessione tra numeri e musica nella tradizione vedica può essere esplorata attraverso composizioni contemporanee che usano strutture matematiche indiane, come il Meru Prastara, per generare melodie o pattern ritmici.
b) Strategie progettuali
Per realizzare la visione di fare dell'India la capitale dell'arte contemporanea, ecco alcune strategie pratiche, basate sulla riscoperta della cultura vedica:
Creazione di un'Accademia o Centro Culturale:
Fondare un'istituzione in India dedicata all'insegnamento della cultura vedica, in chiave contemporanea, con corsi che integrano matematica, arte, musica e poesia. Questa accademia potrebbe collaborare con artisti, matematici e musicisti, per sviluppare nuove metodologie artistiche basate su testi come il Chandahshastra o i lavori di Madhava.
Esempio: Un programma che insegni agli artisti come usare la sequenza indiana o il triangolo di Pingala per creare opere visive, installazioni o performance.
Mostre e biennali tematiche:
Organizzare una biennale d'arte in India (es. a Delhi, Mumbai o Kochi) intitolata, ad esempio, "Vedic Visions: Art and Mathematics", che metta in luce artisti che esplorano la cultura vedica, invitando artisti indiani e internazionali a creare opere ispirate alla sequenza indiana, al Meru Prastara o ai mandala.
Includere sezioni dedicate ai dipinti Madhubani e ai mandala tradizionali, elevandoli da arte popolare a protagonisti del discorso contemporaneo.
Collaborazioni interdisciplinari:
Collaborare con matematici indiani per tradurre i concetti del Chandahshastra o delle serie di Madhava in linguaggi artistici. Ad esempio, si potrebbe creare un software che genera pattern visivi o sonori basati sulla sequenza 112358437189887641562819.
Coinvolgere musicisti e coreografi per creare performance che riflettano la prosodia vedica, usando i numeri come struttura ritmica.
Residenze artistiche:
Creare residenze per artisti in India, in luoghi significativi come il Kerala (culla della scuola di Madhava) o Varanasi (centro della tradizione vedica). Gli artisti potrebbero studiare testi sanscriti, collaborare con studiosi locali e sviluppare opere che integrano la cultura vedica.
Educazione e divulgazione:
Redigere un manifesto per il recupero della tradizione vedica nell'arte.
Organizzare conferenze e workshop nelle Università indiane per sensibilizzare studenti e artisti sull'importanza della tradizione vedica come fonte di ispirazione contemporanea.
c) Valorizzazione dei mandala e dei dipinti Madhubani
I mandala e i dipinti Madhubani rappresentano una continuità della tradizione vedica a livello popolare. Questi possono essere punti fondamentali da inserire nel Progetto.
Mandala: Nella tradizione vedica, i mandala sono diagrammi geometrici che rappresentano il cosmo e l'infinito. Possono essere reinterpretati in chiave contemporanea usando la nuova sequenza ciclica. Ad esempio, un mandala potrebbe essere strutturato in due cerchi di 12 elementi ciascuno, con il 9 al centro, rappresentando la ciclicità che ho descritto nel libro.
Dipinti Madhubani: Queste opere, originarie del Bihar, incorporano motivi mitologici e geometrici che richiamano i poemi vedici. Collaborazione con artisti Madhubani per creare versioni contemporanee di queste opere, integrando concetti matematici come la sequenza indiana o il triangolo di Pingala.
d) L'India come capitale dell'arte contemporanea
Per fare dell'India la capitale dell'arte contemporanea, il progetto posiziona il paese come un ponte tra tradizione e innovazione:
Recupero dell'identità culturale: Promuovere un'arte contemporanea che sia radicata nella cultura vedica, ma dialoghi con il linguaggio globale. Ad esempio, artisti come Anish Kapoor hanno già esplorato forme geometriche e cosmologiche; il progetto potrebbe spingere questa direzione verso un recupero esplicito delle radici vediche.
Collaborazioni globali: Invitare artisti internazionali a lavorare con la cultura vedica, creando un dialogo tra India e mondo. Questo potrebbe attrarre l'attenzione di istituzioni come la Biennale di Venezia o Documenta, posizionando l'India come leader culturale.
Infrastrutture culturali: Investire in spazi espositivi, musei e festival che celebrino l'arte vedica contemporanea. Ad esempio, un museo dedicato all'intersezione tra matematica, arte e spiritualità potrebbe diventare un punto di riferimento globale.
3. Collegamento con la tua sequenza 112358437189887641562819
La mia sequenza ciclica, con la sua struttura simmetrica di due sottosequenze di 12 termini e il ruolo centrale del 9, può diventare un simbolo del progetto artistico. Ecco alcune idee per integrarla nell'arte contemporanea:
Opere visive: Creare dipinti o sculture che rappresentino la sequenza come una spirale o un mandala, con il 9 come fulcro visivo. Ad esempio, un'installazione potrebbe consistere in 24 pannelli, divisi in due gruppi di 12, con il 9 evidenziato come elemento di transizione.
Performance: Una coreografia o un'opera musicale che segue la struttura della sequenza, con 12 movimenti per ogni sottosequenza e un climax sul 9, che rappresenta la ciclicità.
Arte digitale: Un progetto interattivo in cui gli spettatori possono esplorare la sequenza attraverso un'interfaccia digitale, con visualizzazioni che collegano i numeri alla prosodia vedica o ai mandala.
Le fasi del Progetto.
Fase 1: Definizione del concetto e del manifesto artistico, denominato “Vedic Cycles: The Art of Infinity”.
Obiettivo: Creare una base teorica e concettuale che colleghi la sequenza 112358437189887641562819 alla cultura vedica, definendo il progetto come un movimento artistico che integra matematica, poesia, musica e spiritualità.
Manifesto artistico:
Il manifesto presenterà la sequenza come un simbolo della ciclicità e dell’armonia vedica, enfatizzando il ruolo del numero 9 come chiusura delle due sottosequenze di 12 termini. Il manifesto dovrebbe collegare la sequenza al Chandahshastra di Pingala, alla prosodia vedica e alla visione olistica della cultura indiana, sottolineando come la sequenza
e il Meru Prastara siano stati strumenti per strutturare poesia e musica, proponendo una loro reinterpretazione nell’arte contemporanea.
Esempio di titolo: “Vedic Cycles: The Art of Infinity”. Il manifesto potrebbe includere:
Creazione di un sito web o piattaforma digitale per presentare il progetto, con visualizzazioni della sequenza (es. diagrammi, mandala, animazioni).
Fase 2: Creazione di un centro culturale in India
Obiettivo: Fondare un hub culturale che diventi il cuore del progetto, promuovendo l’integrazione di arte, matematica e cultura vedica.
Scelta della sede:
Kochi, Kerala: La città ospita la Kochi-Muziris Biennale, uno dei principali eventi di arte contemporanea in Asia, e si trova nel Kerala, culla della scuola di Madhava. È un luogo ideale per collegare la nuova sequenza alla tradizione matematica indiana.
Varanasi, Uttar Pradesh: Centro spirituale della cultura vedica, perfetto per progetti che integrano spiritualità, musica e poesia. Varanasi potrebbe ospitare residenze artistiche incentrate sui rituali vedici.
Delhi: Come capitale culturale e politica, Delhi offre accesso a istituzioni, gallerie e un pubblico internazionale.
Struttura del centro:
Accademia d’arte vedica contemporanea: Un’istituzione che offra corsi su matematica vedica (es. Chandahshastra, Meru Prastara), arte visiva, musica e performance. I corsi potrebbero includere workshop su come tradurre la nuova sequenza in opere d’arte.
Spazio espositivo: Una galleria per mostre temporanee e permanenti, con opere ispirate alla sequenza e alla cultura vedica.
Residenze artistiche: Spazi per artisti indiani e internazionali per collaborare su progetti legati alla sequenza e ai mandala.
Laboratorio digitale: Uno spazio per sviluppare arte interattiva, come visualizzazioni 3D della sequenza o composizioni musicali basate sui suoi ritmi.
Programmi educativi:
Workshop per artisti su come utilizzare la sequenza 112358437189887641562819 in dipinti, sculture, installazioni o performance.
Corsi sulla prosodia vedica e la sua applicazione nell’arte contemporanea, con riferimento al lavoro di Pingala.
Collaborazioni con matematici per esplorare la sequenza in contesti scientifici e artistici.
Finanziamenti pubblici e privati:
Il Ministry of Culture of India, la India Foundation for the Arts (IFA) o sponsor privati come la Tata Trust.
Collaborazioni con istituzioni internazionali come la Goethe-Institut o la British Council per attirare fondi e visibilità globale.
Fase 3: Mostre e biennali
Obiettivo: Lanciare il progetto attraverso una serie di mostre e biennali che presentino la sequenza e la cultura vedica come fulcro dell’arte contemporanea.
Mostra inaugurale: “Vedic Cycles”:
Luogo: Kochi-Muziris Biennale o una galleria di Delhi come la National Gallery of Modern Art (NGMA).
Concept: Una mostra che esplori la sequenza 112358437189887641562819 attraverso opere visive, performative e digitali. Ogni opera dovrebbe riflettere la ciclicità della sequenza, il ruolo del 9 e la connessione con la prosodia vedica.
Esempi di opere:
Mandala interattivo: Un’installazione digitale in cui i visitatori possono manipolare un mandala basato sulla sequenza, con il 9 al centro come punto di transizione.
Sculture cicliche: Sculture che rappresentano le due sottosequenze di 12 termini, con materiali come bronzo o legno per evocare la tradizione vedica.
Performance musicale: Una composizione che traduce la sequenza in ritmi e melodie, ispirata alla musica carnatica e ai metri poetici vedici.
Curatela: Collaborazione di curatori, artisti e studiosi locali.
Biennale vedica:“Vedic Visions: Art and Mathematics” a Kochi, Varanasi o Mumbai, con sezioni dedicate a:
Arte visiva: Dipinti e sculture ispirati alla sequenza e ai mandala.
Performance: Danze e musiche che riflettono i ritmi della sequenza e della prosodia vedica.
Arte digitale: Installazioni interattive che visualizzano la sequenza in 3D o come animazioni.
Saranno invitati artisti internazionali, per creare un dialogo globale, mantenendo il focus sugli artisti indiani che lavorano con la tradizione vedica.
Superamento del concetto di arte popolari:
Integrare i dipinti Madhubani e i mandala tradizionali, elevandoli al livello di arte contemporanea. Ad esempio, collaborazione con artisti Madhubani per creare opere che incorporino la nuova sequenza come struttura geometrica.
Fase 4: Collaborazioni con artisti e istituzioni
Obiettivo: Coinvolgere artisti e istituzioni indiane per dare vita al progetto, costruendo una rete che promuova la cultura vedica nell’arte contemporanea.
Artisti indiani :
Subodh Gupta: Conosciuto per le sue installazioni che combinano oggetti quotidiani con significati culturali, Gupta potrebbe creare un’opera monumentale basata sulla sequenza, usando materiali come acciaio o utensili indiani per evocare la tradizione vedica.
Bharti Kher: La sua pratica esplora l’identità e la spiritualità indiana. Potrebbe reinterpretare la sequenza come un mandala o un’installazione che rifletta il concetto di ciclicità.
Jitish Kallat: Specializzato in opere che collegano storia, scienza e cultura, Kallat potrebbe tradurre la sequenza in dipinti o installazioni digitali che esplorano il rapporto tra matematica e cosmologia vedica.
Anita Dube: La sua arte concettuale potrebbe integrare la prosodia vedica e la sequenza in performance o installazioni testuali.
Artisti Madhubani: Collaborazione con le artiste che hanno proseguito l’insegnamento di Baua Devi e Sita Devi per creare dipinti che integrino la sequenza come motivo geometrico, collegando l’arte popolare alla contemporaneità.
Santiniketan School: Artisti ispirati
alla tradizione di Rabindranath Tagore e Nandalal Bose, che hanno già esplorato un modernismo indigeno, potrebbero reinterpretare la sequenza in chiave vedica.
Istituzioni indiane da inserire nel Progetto:
Kochi-Muziris Biennale Foundation: La biennale di Kochi è una piattaforma ideale per lanciare il progetto. Collaborazione con il direttore artistico per includere una sezione dedicata alla cultura vedica.
National Gallery of Modern Art (NGMA), Delhi e Mumbai: Un’istituzione prestigiosa per mostre che colleghino arte contemporanea e tradizione vedica.
India Foundation for the Arts (IFA), Bangalore: Offre finanziamenti e supporto per progetti che promuovono le arti indigene. Richiederemo un grant per sviluppare workshop o residenze.
Santiniketan (Visva-Bharati University): Fondata da Rabindranath Tagore, questa università ha una tradizione di integrazione tra arte, cultura e filosofia indiana. Organizzazione di residenze e mostre,
Centre for Cultural Resources and Training (CCRT), Delhi: Un’organizzazione che promuove l’educazione culturale indiana, perfetta per workshop sulla cultura vedica e l’arte contemporanea.
Archaeological Survey of India (ASI): Collaborazione per accedere a siti come Bhimbetka o Ajanta, che possono ispirare opere legate alla tradizione vedica e pre-vedica.
Collaborazioni internazionali:
Goethe-Institut India: Per coinvolgere artisti europei in un dialogo con la cultura vedica.
Asia Society India Centre, Mumbai: Per promuovere il progetto a un pubblico globale.
Tate Modern o MoMA: Per portare la biennale o mostra all’attenzione internazionale, creando un ponte tra India e Occidente.
Fase 5: Divulgazione e impatto globale
Obiettivo: Diffondere il progetto a livello internazionale, posizionando l’India come leader nell’arte contemporanea ispirata alla cultura vedica, inserimento dell’arte “popolare” nel contesto di arte contemporanea.
Piattaforma digitale:
Creare un sito web o un’app che mostri la sequenza in modo interattivo, con visualizzazioni, musica e spiegazioni sulla cultura vedica.
Collaborazione con sviluppatori indiani per creare un software che traduca la sequenza in pattern visivi o sonori, accessibile agli artisti.
Festival e conferenze:
Organizzare conferenze internazionali in India, invitando studiosi di matematica, arte e cultura vedica. Esempio: un simposio a Varanasi su “Matematica e Arte nella Tradizione Vedica”.
Partecipazione a festival globali come la Biennale di Venezia o Documenta per presentare il progetto.
Impatto educativo:
Introduzione di moduli sulla cultura vedica e la tua sequenza nelle accademie d’arte indiane, come la Sir JJ School of Art (Mumbai) o la College of Art (Delhi).
Collaborazione con il Central Board of Secondary Education (CBSE) per integrare progetti artistici basati sulla sequenza nelle scuole, seguendo il loro modello di art-integrated learning.
Esempi concreti di opere basate sulla sequenza
Mandala ciclico:
Un mandala digitale o fisico con 24 sezioni, diviso in due cerchi di 12, con il 9 rappresentato da un elemento centrale (es. un loto, simbolo vedico). Ogni sezione potrebbe essere colorata secondo le cifre della sequenza, creando un pattern visivo.
Installazione sonora:
Una composizione musicale che traduce le 24 cifre in note o ritmi, ispirata alla musica carnatica e ai metri poetici del Chandahshastra. La performance potrebbe essere accompagnata da una danza che segue la struttura ciclica.
Scultura modulare:
Una serie di 24 moduli scultorei, ciascuno rappresentante una cifra della sequenza, disposti in due cerchi di 12. Il 9 potrebbe essere una scultura più grande, simbolizzando la chiusura ciclica.
Performance narrativa:
Una performance che combina poesia vedica, danza (es. Bharatanatyam) e musica, con i movimenti che seguono la sequenza e il 9 come momento di transizione tra le due sottosequenze.
Artisti e istituzioni per collaborazioni specifiche
Artisti:
Atul Dodiya: Le sue opere combinano riferimenti culturali indiani e occidentali, perfette per esplorare la sequenza in un contesto vedico-contemporaneo.
Nalini Malani: Pioniera dell’arte multimediale, potrebbe creare un’installazione video basata sulla sequenza, con riferimenti alla mitologia vedica.
Pushpamala N.: Con la sua pratica performativa e fotografica, potrebbe reinterpretare la prosodia vedica attraverso la sequenza.
Artisti folk: Collaborazione con comunità di artisti Madhubani o Warli per integrare la sequenza in dipinti tradizionali, elevandoli al livello di arte contemporanea.
Istituzioni:
Kiran Nadar Museum of Art, Delhi: un museo privato che promuove l’arte contemporanea indiana, ideale per mostre sperimentali.
Dr. Bhau Daji Lad Museum, Mumbai: Perfetto per esposizioni che collegano arte popolare e contemporanea.
Indian Foundation for Vedic Science: Guidata da studiosi come Ravi Prakash Arya, potrebbe supportare la ricerca sulla cultura vedica e la sua applicazione artistica.
Cronologia suggerita
Anno 1: Pubblicazione del libro, stesura del manifesto, creazione del sito web.
Anno 2: Apertura del centro culturale a Kochi o Varanasi, con la prima mostra “Vedic Cycles”.
Anno 3: Lancio della biennale “Vedic Visions” e inizio delle residenze artistiche.
Anno 5: Espansione internazionale con mostre a Venezia, Londra o New York, consolidando l’India come capitale dell’arte contemporanea.
Modulo preparatorio :
INSTALLAZIONE
Sarà composta da 24 opere pittoriche, grandi arazzi con mandala che mostreranno le 24 sequenze ricorsive utilizzando i 9 colori di Navratri, quasi 400 sculture che saranno disposte secondo l’ordine delle 24 sequenze, la composizione musicale di Luca Ghinato, nata dalla armonia delle 24 sequenze matematiche e dalla note corrispondenti.
24 danzatrici che svilupperanno le 24 sequenze
24 performer svilupperanno le 24 sequenze.
Infine una scatola grande di plexiglas dove l’autore comporrà le 24 sequenze matematiche e si eserciterà nella matematica vedica.
L’installazione una volta terminata la composizione musicale e la performance non verrà ripetuta.
Non pubblico le immagini delle opere pittoriche, scultoree e la composizione musicale di Luca Ghinato.
In ogni luogo dove sarà installata durerà una sola giornata.
D’ora in poi realizzerò delle opere pittoriche, scultoree, digitali, performative, dedicate a queste mie scoperte.
Nuvola, 1
Vola, 1
Qui, ora. 2
Il desiderio arde, 3
Le montagne abbracciano un canto armonioso, 5
I fiumi celebrano la divinità di madre acqua, 8
I fiori olezzano Primavera, 4
I pistilli danzano, 3
Uomo, donna e natura riscoprono la complicità. 7
Io, 1
Scalo la montagna in cerca dell’amata aquila, 8
Mi accoglie premurosa sul suo dorso, svelandomi l’infinito, 9
Riscopro il fervido abbraccio della amorevole placenta materna, 8
Riscopro il desiderio di spiagge sconfinate, bianche, incontaminate, 8
Insieme beviamo il nettare dell’uva selvatica, 7
Ubriachi dell’eccitazione dei nostri pensieri, 6
E intrecciamo i nostri corpi, 4
Ecco, 1
Le labbra, vogliose, irriverenti, bagnate, 5
Cercano di portare gioia al desiderio, 6
Io ardo, 2
Ogni parte del mio corpo assapora l’attesa, 8
Ecco, 1
Celestial bellezza mi hai donato il tesoro più nascosto, 9
Questo mio modesto contributo poetico è un invito a far crescere poeti che abbraccino la bellezza e la creatività della Prosodia indiana. Vorrei che durante l’installazione alcuni poeti presentassero delle loro opere che seguono gli insegnamenti di Pingala.
TEATRO
L’installazione diventerà un’opera teatrale.
VIDEO
Saranno pubblicati dei video esplicativi delle scoperte.
GRAPHIC DESIGN OF THE INSTALLATION
Lascio alla vostra immaginazione.
FILM
Sono disposto a collaborare per realizzare un film che esalti l’insegnamento di Pingala.
Cari lettori, ci vedremo in una location dove esporrò l’installazione ed in un teatro dove la svilupperò, intanto leggetevi questo libro.
Vorrei che la prima installazione e la prima rappresentazione teatrale si tenessero in India.
Namaste.
Pietro Franesi
Shila Bhooskhalan
Autointervista
Un’auto intervista per riflettere in maniera più approfondita i punti fondamentali del libro.
Nella nuova sequenza, che parte da 1 e non da 0, ho sviluppato, quello che ho definito “Il ciclo del 9”. Esiste una corrispondenza tra il ciclo del 9 e le sequenze ricorsive del Chanda Sutra e Meru Prastara? Perchè ho suddiviso la nuova sequenza dei primi 24 numeri in due parti di 12 numeri, che terminano col numero 9?
Sì, esiste una corrispondenza tra il ciclo del 9 e le sequenze ricorsive del Chanda Sutra (o Chandahshastra) di Pingala e il Meru Prastara.
La corrispondenza tra il ciclo del 9 e le sequenze ricorsive del Meru Prastara si manifesta attraverso le proprietà della radice digitale applicate ai numeri del triangolo di Pingala o della sequenza .
Se sommiamo le radici digitali di ogni riga, otteniamo un altro numero la cui radice digitale segue uno schema. Questo è influenzato dal fatto che i numeri nel Meru Prastara sono generati ricorsivamente, e la radice digitale è legata al modulo 9.
La sequenza (che emerge dal Meru Prastara) mostra un comportamento ciclico quando calcoliamo le radici digitali, come ho dimostrato.
Se continuiamo, le radici digitali della sequenza formano un ciclo di lunghezza 24 (in modulo 9). Questo ciclo è una manifestazione della natura ricorsiva della sequenza e della proprietà del 9 come "punto fisso" in modulo 9.
La corrispondenza si basa su due aspetti:
Il ciclo del 9 (somma 9 e ottieni lo stesso resto modulo 9) è una forma di relazione ricorsiva.
Questo è simile al modo in cui le sequenze ricorsive come la sequenza di Verahanka-Hemchadra o i numeri del Meru Prastara si costruiscono iterativamente.
Nella sequenza che ho suddiviso in due parti, compare prima 8, 9, 8, 8 ma poi 1,9,1,1, che riflette il fatto che sommare 9 riporta al numero iniziale (modulo 9). Questo è un ciclo semplice, ma può essere visto come un caso base di una relazione ricorsiva:
con la radice digitale che "chiude" il ciclo.
Il Meru Prastara è costruito ricorsivamente, e le sue somme (come quelle che danno la sequenza di Verahanka-Hemchadrai) mostrano ciclicità quando analizzate in modulo 9. La radice digitale dei numeri nel Meru Prastara o nella sequenza di Verahanka-Hemchadra rivela schemi che sono influenzati dalla stessa proprietà del 9.
In particolare, la sequenza di Verahanka-Hemchadra in modulo 9 ha un periodo di 24, il che significa che ogni 24 termini le radici digitali si ripetono. Questo è un esempio di come una struttura ricorsiva interagisce con il ciclo del 9.
Le sequenze ricorsive del Chanda Sutra e la struttura del Meru Prastara generano numeri che, quando analizzati in modulo 9, mostrano ciclicità simile. La radice digitale di questi numeri rivela un modulo che riflette la natura ciclica del 9.
In sintesi, la corrispondenza sta nel fatto che entrambe le strutture (il ciclo del 9 e le sequenze ricorsive del Chanda Sutra/Meru Prastara) sono governate da relazioni ricorsive e dalla proprietà del modulo 9, che porta a comportamenti ciclici.
Vediamo in termini matematici, facendo partire la sequenza da 1:
1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89,144,233,377,610,987,1597,2584,4181,6765,10946,17711,28657,46368
Ruciamoli alle loro radici digitali, ............. fino al 24°,cioè 46368.
La sequenza delle radici digitali dei primi 24 termini è quindi:
[1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9, 8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9]
che si ripete ogni 24 termini, formando un ciclo.
La sequenza delle radici digitali ha un periodo di 24 e l’ho volutamente divisa in due parti uguali di 12 numeri ciascuna, con il "ciclo del 9" che funge da perno. La sequenza delle radici digitali della sequenza (partendo da 1) si ripete ogni 24 termini. Questo è un fatto noto in teoria dei numeri: le radici digitali della sequenza hanno un periodo di 24 in modulo 9,
Dividiamo la sequenza in due blocchi di 12 termini:
Primo blocco (1-12): ( 1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9 )
Secondo blocco (13-24): ( 8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9 )
Simmetria e il ruolo del 9:
Osserviamo che il 9 appare alla fine di ogni blocco (posizione 12 e 24), fungendo da "perno" che chiude il ciclo e permette alla sequenza di ricominciare.
La simmetria non è numerica (i due blocchi non sono identici), ma concettuale: il 9, che in modulo 9 è equivalente a 0, rappresenta un punto di "reset". Sommare 9 a un numero non cambia la sua radice digitale, quindi il 9 agisce come un elemento neutro che facilita la ciclicità.
Questa proprietà del 9 si collega al mio concetto di "ciclo del 9": è il fulcro che permette alla sequenza di alimentarsi e rigenerarsi, mantenendo un ordine armonioso.
Sebbene i due blocchi non siano identici, possiamo notare alcune corrispondenze:
Entrambi iniziano con una sottosequenza che richiama la crescita della sequenza (1, 1, 2, 3, 5, 8 nel primo blocco; 8, 8, 7, 6, 4, 1 nel secondo blocco, che "specchia" una discesa).
Entrambi terminano con il 9, che segna la fine del ciclo.
La simmetria si può interpretare in senso estetico: i due blocchi rappresentano due "movimenti" di una danza numerica, che si alternano e si completano.
La sequenza incarna perfettamente il principio indiano di passare "dal complesso al semplice, dalla confusione alla bellezza":
La sequenza cresce esponenzialmente e diventa rapidamente complessa (numeri molto grandi).
Calcolare le radici digitali di ogni termine aggiunge un ulteriore strato di complessità, poiché richiede di ridurre ogni numero a una singola cifra.
Il risultato è una sequenza ciclica di sole 24 cifre
(1, 1, 2, 3, 5, 8, 4, 3, 7, 1, 8, 9, 8, 8, 7, 6, 4, 1, 5, 6, 2, 8, 1, 9),
che si ripete all’infinito.
Questa sequenza è semplice da ricordare e ha una struttura elegante: un ciclo di 24, divisibile in due blocchi di 12, con il 9 come perno.
La ciclicità e la simmetria conferiscono alla sequenza un’armonia estetica, simile a quella di un metro poetico o di un ritmo musicale.
Il ruolo del 9 come elemento che "alimenta" la sequenza riflette l’idea indiana di un universo armonioso, dove la complessità si risolve in un ordine semplice e bello.
Una visione creativa delle sequenze ricorsive, apre nuove possibilità di riflessione:
La sequenza delle radici digitali può diventare come a una melodia: i numeri 1, 1, 2, 3, 5, 8 rappresentano una "crescita" ritmica, mentre il 9 alla fine di ogni blocco è una nota di chiusura, come una cadenza musicale.
I due blocchi di 12 cifre potrebbero essere visti come due strofe di una poesia o due movimenti di una composizione musicale, che si alternano in modo armonioso.
In termini di laghu e guru (le sillabe brevi e lunghe di Pingala), si potrebbe mappare la sequenza delle radici digitali su un metro poetico. Ad esempio, considerare 1-8 come laghu (1 unità) e 9 come guru (2 unità), e creare un ritmo poetico basato sulla sequenza.
L’idea di partire da 1 (anziché 0) e di valorizzare il ciclo del 9 riflette un principio di vitalità e rigenerazione: il 1 rappresenta l’origine della vita e il 9 è il punto di equilibrio che permette alla sequenza di rinnovarsi. Questo si collega alla visione indiana dell’universo come un ciclo eterno (samsara), dove la complessità della vita si risolve nell’unità semplice del Brahman.
Quindi possiamo affermare che ciò che in occidente abbiamo chiamato Sequenza Fibonacci, in realtà è stata intuita da Pingala e sviluppata da altri matematici indiani e arabi prima di Fibonacci?
Sì, possiamo affermare che quella che in Occidente chiamiamo sequenza di Fibonacci è stata effettivamente scoperta e studiata molto prima dai matematici indiani, e successivamente trasmessa e sviluppata anche da matematici arabi. Ecco, in breve, la storia e i contributi.
Pingala (circa 300 a,C,) è il primo a descrivere una sequenza che oggi riconosciamo come la sequenza di Verahanka-Hemchadra, nel contesto del trattato Chandahshastra, che analizza i metri poetici sanscriti. Nel capitolo 8, Pingala introduce il Meru Prastara (equivalente al suo triangolo) per contare le combinazioni di sillabe brevi e lunghe.
Pingala chiama questa sequenza Maatra Meru, e la deriva dalle diagonali superficiali del Meru Prastara. Ad esempio:
Lunghezza 1: 1 combinazione.
Lunghezza 2: 2 combinazioni.
Lunghezza 3: 3 combinazioni.
Lunghezza 4: 5 combinazioni.
E così via: 1, 1, 2, 3, 5, 8, ..., che è esattamente la sequenza di Verahanka-Hemchadra.
La regola ricorsiva emerge naturalmente dal modo in cui Pingala costruisce i metri:
un metro di lunghezza ( n )
può essere formato aggiungendo una sillaba breve a un metro di lunghezza
n−1n-1n-1 o una sillaba lunga a un metro di lunghezza n−2n-2n-2.
Pingala non usa la sequenza per problemi matematici come saranno sviluppati da Verahanka e Hemchadra, ma la sua intuizione è chiaramente documentata e precede Fibonacci di circa 1.500 anni.
Dopo Pingala, altri matematici indiani hanno sviluppato e formalizzato ulteriormente queste idee:
Virahanka (circa 600-800 d.C.): È il primo a esplicitare la regola ricorsiva della sequenza in modo chiaro, sempre nel contesto della prosodia sanscrita. Virahanka descrive il numero di metri poetici di lunghezza ( n ) come la somma dei metri di lunghezza n−1n-1n-1 e n−2n-2n-2, dando una formulazione diretta della sequenza: 1, 2, 3, 5, 8, ...
Gopala e Hemachandra (circa 1135-1150 d.C.): Poco prima di Fibonacci, questi matematici indiani studiano la stessa sequenza.
Hemachandra, in particolare, è noto per aver formalizzato il conteggio dei metri poetici, facendolo diventare un concetto matematico.
I matematici arabi hanno avuto un ruolo cruciale nel trasmettere le conoscenze matematiche dall'India all'Europa, e la sequenza di Verahanka-Hemchadra potrebbe essere arrivata a Fibonacci attraverso questa via.
Al-Khwārizmī (circa 780-850 d.C.) e altri matematici arabi introdussero il sistema numerico indiano (i numeri indo-arabici che usiamo oggi) in Europa. I loro lavori, come il Kitāb al-Jabr di Al-Khwārizmī, contenevano anche problemi matematici che potrebbero aver influenzato Fibonacci.
Durante il periodo medievale, molte opere matematiche indiane furono tradotte in arabo, e successivamente in latino, rendendo accessibili queste conoscenze in Europa. Fibonacci, che viaggiò nel Nord Africa e studiò con matematici arabi, probabilmente ebbe accesso a queste tradizioni.
Sebbene non ci sia una prova diretta che Fibonacci abbia appreso la sequenza dai matematici arabi o indiani, è plausibile che il suo lavoro sia stato influenzato da queste tradizioni, dato che la sequenza era già nota in India secoli prima.
4. Fibonacci e il Liber Abaci (1202)
Leonardo Fibonacci (1202), introdusse la sequenza in Occidente nel suo libro Liber Abaci, attraverso il famoso problema dei conigli.
Una coppia di conigli produce un'altra coppia ogni mese, e ogni nuova coppia inizia a riprodursi dopo un mese. Quante coppie ci sono dopo ( n ) mesi? La risposta è la sequenza: 1, 1, 2, 3, 5, 8, ...
Fibonacci non chiamò la sequenza con il suo nome (il termine "sequenza di Fibonacci" fu coniato nel XIX secolo da Édouard Lucas), ma il suo lavoro rese la sequenza famosa in Europa. Tuttavia, come abbiamo visto, la sequenza era già stata scoperta e studiata in India molto prima. Inoltre la Sequenza Fibonacci parte da 0, non da 1. Quindi il rapporto tra sequenza e conigli è quantomeno fantasiosa. Da 0 conigli nascono 0 conigli.
La sequenza che in Occidente chiamiamo "di Fibonacci" è in realtà una rilettura, sbagliata, di un concetto matematico noto in India fin dai tempi di Pingala (300 a.C.), e sviluppato ulteriormente da matematici come Virahanka, Gopala e Hemachandra. I matematici arabi hanno probabilmente fatto da ponte, trasmettendo queste conoscenze all'Europa medievale, dove Fibonacci le ha poi rese celebri.
Possiamo quindi affermare che:
Pingala è il primo a descrivere la sequenza (nel contesto del Meru Prastara).
Matematici indiani come Virahanka e Hemachandra l’hanno formalizzata prima di Fibonacci.
I matematici arabi hanno avuto un ruolo nel diffondere queste idee, influenzando indirettamente Fibonacci.
La denominazione "sequenza di Fibonacci" è un prodotto della storia occidentale, ma il suo vero origine risale alla matematica indiana antica.
Quindi possiamo affermare che finora è prevalsa una visione eurocentrica delle scoperte matematiche, non riconoscendo la paternità dei matematici indiani. Non c'è stata solo un colonialismo europeo che ha derubato le risorse materiali, dei Paesi non europei, ma soprattutto le risorse immateriali come la conoscenza.
Sì, possiamo affermare che la narrazione storica delle scoperte matematiche è stata a lungo dominata da una visione eurocentrica, che ha spesso oscurato o minimizzato i contributi dei matematici indiani e di altre culture non europee. Questo fenomeno è parte di un più ampio contesto di colonialismo culturale, che non si è limitato allo sfruttamento delle risorse materiali, ma ha coinvolto anche le risorse immateriali, come la conoscenza, le tradizioni e le innovazioni intellettuali.
Storicamente, la narrazione della matematica è stata scritta in Europa a partire dal Rinascimento, quando gli studiosi europei riscoprirono e rielaborarono molte conoscenze, senza riconoscere le fonti non europee da cui derivavano.
La sequenza di Fibonacci, come dimostrato, fu intuita da Pingala (300 a.C.) e formalizzata da matematici indiani come Virahanka e Hemachandra (VI-XII secolo), ma è attribuita a Fibonacci (1202) perché il suo Liber Abaci rese la sequenza popolare in Europa.
Il teorema di Pitagora (VI secolo a.C.) è noto con il nome del matematico greco, ma i Sulba Sutra indiani (800-500 a.C.) lo conoscevano già, usandolo per costruire altari con triangoli rettangoli (es. 3-4-5).
Le serie infinite di Madhava (XIV secolo) per π\pi\pi, seno e coseno anticiparono di 300 anni le scoperte di Newton e Leibniz, ma sono chiamate "serie di Leibniz" o "serie di Taylor" in Occidente. Solo all’inizio del XX secolo gli studiosi indiani, come C.T. Rajagopal, iniziarono a reclamare la loro paternità.
Lo zero e il sistema decimale posizionale, sviluppati in India (Brahmagupta, VII secolo), furono trasmessi all’Europa tramite i matematici arabi (es. Al-Khwārizmī), ma l’origine indiana è stata occultata nei testi europei.
Durante il Rinascimento e l’Illuminismo, l’Europa sviluppò una narrazione di superiorità culturale, presentandosi come il centro della conoscenza scientifica e matematica.
La mancanza di accesso diretto ai testi indiani (spesso tramandati oralmente o in sanscrito) e la distruzione di manoscritti durante le invasioni (es. la distruzione della biblioteca di Nalanda nel 1193, da parte dei portoghesi) limitarono e impedirono la diffusione delle conoscenze indiane.
Gli studiosi europei non riconoscevano le fonti non europee, attribuendo le scoperte a matematici occidentali .
Il colonialismo europeo non si limitò a sfruttare risorse materiali (oro, spezie, terre), ma estese il suo impatto alle risorse immateriali, come la conoscenza, appropriandosi di idee e tradizioni senza riconoscerne la paternità.
Durante il dominio britannico in India (XVIII-XX secolo), i colonialisti studiarono testi indiani, ma spesso li reinterpretarono o li presentarono come "primitivi" rispetto alle scoperte europee. Ad esempio, le serie infinite di Madhava furono riscoperte dagli studiosi britannici solo nel XIX secolo (Charles Whish, 1832), ma non ricevettero il riconoscimento che meritavano.
I britannici tradussero e portarono in Europa testi come i Sulba Sutra e l’Aryabhatiya, ma li usarono per arricchire la propria scienza senza accreditare gli autori indiani.
Il sistema numerico indo-arabico, che rivoluzionò la matematica europea, fu chiamato "numeri arabi" in Europa, occultando il ruolo cruciale dell’India nella sua genesi.
La conoscenza indiana in astronomia, medicina (Ayurveda) e matematica fu spesso depredata e rielaborata senza riconoscere le fonti. Ad esempio, le tabelle trigonometriche di Aryabhata, trasmesse dagli arabi, furono usate dagli europei per sviluppare l’astronomia moderna (es. da Copernico e Keplero), ma senza menzione delle origini indiane.
La distruzione di centri di sapere come Nalanda e Takshashila durante le invasioni (precoloniali e coloniali) e la soppressione delle tradizioni educative locali sotto il dominio britannico (es. chiusura delle scuole tradizionali indiane, divieto della lingua sanscrita, obbligo della lingua inglese) contribuirono alla perdita della cultura vedica.
Il colonialismo impose una narrazione secondo cui l’India e altre culture non europee erano "arretrate", “primitive” mentre l’Europa era il faro della modernità. Questo ha portato a un’appropriazione culturale sistematica: le idee indiane furono assorbite, rielaborate e attribuite a studiosi europei.
I matematici indiani, nonostante i loro contributi rivoluzionari, sono stati a lungo esclusi dalla storia ufficiale della matematica, che ha privilegiato figure come Pitagora, Euclide, Newton e Leibniz.
Questo eurocentrismo ha rafforzato stereotipi coloniali, dipingendo le culture non europee come prive di rigore scientifico, nonostante l’evidenza contraria.
Solo negli ultimi decenni, grazie a studiosi postcoloniali e indiani (es. D.P. Agrawal, Kim Plofker), i contributi indiani hanno iniziato a essere riconosciuti. Ad esempio:
La serie per π\pi\pi è ora chiamata "serie di Madhava-Leibniz".
Lo zero e il sistema decimale sono sempre più accreditati all’India.
E’ giunto il momento di chiamare le scoperte col loro nome, attribuendole ai matematici indiani.
Premio Nobel
Sarebbe importante lanciare un Manifesto, patrocinato dai massimi esponenti del mondo scientifico e culturale, per patrocinare la richiesta di un Premio Nobel per la cultura vedica, dimostrando coi fatti il superamento della cultura suprematista europea e riconoscendo al patrimonio matematico, astrofisico e culturale vedico la primogenitura della matematica e della fisica moderna.
Mi interessa approfondire un concetto che ho imparato nello studio dei matematici indiani, in particolare quelli di Pingala e della scuola di Madhava: il rapporto tra complessità e semplicità, concetto ripreso dal Monaco Severus Sebokh. Loro la matematica la consideravano come un'arte, al pari della musica e della poesia, anzi era figlia della musica e della poesia. Quando ho studiato i laghu ed i guru, ho avuto la netta impressione che mi stessero dicendo che la complessità è il mezzo per raggiungere il fine, che è la semplicità
Un aspetto profondo e affascinante della matematica indiana, in particolare nel lavoro di Pingala e della Scuola del Kerala guidata da Madhava è il rapporto tra complessità e semplicità. La matematica veniva concepita come un’arte, intrecciata con musica e poesia. Questa visione non solo riflette la cultura indiana antica, ma offre anche una prospettiva filosofica che può essere applicata alla matematica moderna. Esploriamo il concetto di complessità come mezzo per raggiungere la semplicità, con un focus sui laghu e guru di Pingala e sulle serie infinite di Madhava.
Nella tradizione indiana, la matematica non era vista come una disciplina astratta e isolata, ma come parte di un sistema integrato di conoscenza che includeva musica, poesia, astronomia e filosofia. Questo approccio olistico emerge chiaramente nei lavori di Pingala e Madhava.
Pingala studiava i metri poetici sanscriti, che erano strettamente legati alla musica e al ritmo. La poesia sanscrita si basa su schemi ritmici precisi, in cui le sillabe sono classificate come laghu (leggere, brevi, 1 unità di tempo) e guru (pesanti, lunghe, 2 unità di tempo).
La sua analisi dei metri poetici non era solo un esercizio linguistico, ma un’indagine matematica sulla combinatoria: quante combinazioni di sillabe brevi e lunghe si possono formare per una data lunghezza? Questo portò alla creazione del Meru Prastara.
In India, musica e poesia erano arti sacre, e il ritmo (tala) era fondamentale. La matematica dei laghu e guru rifletteva questa connessione: i ritmi poetici erano rappresentazioni matematiche di schemi musicali, e Pingala usava una notazione binaria (0 per laghu, 1 per guru), precursore del sistema binario moderno.
La matematica, quindi, nasceva come un’estensione della musica e della poesia, un’arte che cercava di catturare l’armonia dell’universo.
Madhava (XIV-XVI secolo), con le sue serie infinite per seno e coseno, applicava la matematica all’astronomia, ma anche qui si può vedere un approccio artistico. Le sue serie trasformavano problemi complessi (calcolare la lunghezza di un arco o la posizione di un pianeta) in somme infinite di termini semplici, un processo che riflette l’idea di distillare la complessità in semplicità.
La Scuola del Kerala vedeva la matematica come un mezzo per comprendere l’ordine cosmico, un concetto profondamente legato all’estetica e alla spiritualità indiana.
I laghu e guru rappresentano la complessità come mezzo per raggiungere la semplicità. Laghu (leggero): Una sillaba breve, che richiede 1 unità di tempo.
Guru (pesante): Una sillaba lunga, che richiede 2 unità di tempo.
Pingala usava queste unità per costruire metri poetici.
Il problema di Pingala era calcolare tutte le combinazioni possibili di laghu e guru per una composizione metrica: Meru Prastara, mostra il numero di modi per combinare laghu e guru.
La struttura dei metri poetici è intrinsecamente complessa: il numero di combinazioni cresce rapidamente (esponenzialmente), e ogni combinazione è unica e dettagliata.
Tuttavia, il risultato finale è un metro poetico armonioso e semplice da recitare, che riflette un ritmo naturale e fluido. La complessità delle combinazioni (laghu e guru) si risolve in un’unità estetica, un ritmo che suona "giusto" e semplice all’orecchio.
In termini più ampi, i laghu e guru rappresentano un equilibrio tra opposti: leggerezza e pesantezza, semplicità e profondità. La complessità delle combinazioni matematiche è il mezzo per raggiungere un fine estetico e spirituale: un metro che cattura l’armonia dell’universo.
Questo riflette un principio indiano fondamentale: l’universo è complesso, ma la sua essenza è semplice e unificata nella filosofia vedanta, l’Uno che sottende la molteplicità.
Madhava applica un principio simile con le sue serie infinite, che trasformano problemi complessi in somme di termini Calcolare la lunghezza di un arco di cerchio, è un problema geometrico difficile. Madhava lo scompone in una somma infinita di frazioni, un processo complesso che richiede di sommare un numero infinito di termini.
Ogni termine della serie è semplice e segue una regola chiara (alternanza di segni). La complessità del processo porta a un risultato semplice: un numero fondamentale come π\pi\pi.
La funzione seno è una relazione trigonometrica complessa, legata al cerchio e agli angoli.
Madhava la esprime come una somma di termini elementari (xn/n!x^n / n!x^n / n!), che sono facili da calcolare e seguono uno schema chiaro.
Per Madhava, le serie infinite erano un modo per rivelare l’ordine sottostante del cosmo, un’armonia nascosta dietro la complessità apparente. Questo approccio riflette l’idea che la matematica sia un’arte: come in musica e poesia, la complessità dei calcoli si risolve in una forma elegante e semplice, che riflette la bellezza dell’universo.
L’intuizione che la complessità sia il mezzo per raggiungere la semplicità trova eco in molti ambiti:
Un brano complesso, con molte note e variazioni, si risolve in una melodia che suona armoniosa e "semplice" all’ascolto.
Un poeta usa strutture complesse (es. rime, metri) per esprimere un’emozione o un’idea in modo chiaro e universale.
Filosofia indiana:
Nella tradizione indiana, la complessità del mondo fenomenico (maya) è un’illusione che nasconde la semplicità dell’essenza ultima (Brahman). La matematica, per Pingala e Madhava, era un modo per penetrare questa complessità e rivelare la semplicità sottostante.
Filosoficamente, questo ci porta a un primo punto: la semplicità non è assenza di complessità, ma la capacità di ridurre l’infinito a una forma comprensibile senza perderne la profondità. La mia sequenza, con il suo doppio 8,8 e doppio 1,1, potrebbe essere vista come un’espressione di questa dualità: una struttura complessa (l’infinita non periodicità) che si fonda su una regola intrinseca semplice (la ricorsività guidata dal 9).
Le parole del monaco Severus Sebokh, che definisce i numeri come “sottili”, “preziosi” e “creativi” e invita a insegnare “ciò che è più facile e utile in matematica”, si collegano direttamente alla tradizione vedica. Nella cultura vedica, i numeri non sono solo strumenti pratici, ma simboli metafisici che riflettono l’ordine cosmico. Il Sulba Sutra, ad esempio, utilizza la matematica per costruire altari con precisione geometrica, unendo il pratico al trascendente. Allo stesso modo, la sequenza di Virahanka-Hemachandra non è solo un esercizio matematico, ma un riflesso della crescita organica e della creatività della natura, come si vede nella disposizione delle foglie o delle spirali delle conchiglie.
Severus Sebokh sembra suggerire che la matematica debba essere insegnata nella sua forma più essenziale, non per semplificare il mondo, ma per rivelarne la bellezza intrinseca. La mia sequenza, con il suo carattere non periodico e infinito, incarna questa idea: la semplicità della regola generativa (il 9 come perno, la ricorsività) permette di esplorare una complessità che non si esaurisce mai. Questo è un insegnamento profondamente vedico: il cosmo è infinito, ma può essere compreso attraverso principi fondamentali che sono accessibili a tutti.
La tensione tra complessità e semplicità è un tema centrale nella filosofia vedica e in molte tradizioni spirituali. La Bhagavad Gita, ad esempio, insegna che l’azione più semplice, compiuta con consapevolezza, può condurre alla liberazione, mentre l’apparente complessità del mondo materiale è solo un riflesso dell’unità divina. La mia sequenza sembra incarnare questa dialettica: una regola semplice (la ricorsività basata sul 9) genera una struttura complessa (un’infinita non periodicità), ma questa complessità non è caotica, bensì ordinata e significativa.
Filosoficamente, possiamo interpretare questo come un invito a abbracciare la complessità del mondo senza esserne sopraffatti, cercando la semplicità sottostante che dà senso all’esperienza. La mia sequenza, con il suo equilibrio tra il perno del 9 e la non ripetitività, suggerisce che la vera comprensione non consiste nel ridurre il mondo a schemi rigidi, ma nel trovare regole semplici che permettano di navigare l’infinito senza perderne la ricchezza.
Dal punto di vista pratico, la mia sequenza potrebbe essere vista come un modello per affrontare problemi complessi: invece di cercare soluzioni lineari o ripetitive, si può adottare un approccio ricorsivo, creativo e flessibile, che si evolve senza rimanere intrappolato in cicli prevedibili. Questo rispecchia l’approccio vedico alla conoscenza, che unisce matematica, musica e linguaggio in un unico sistema olistico.
Spiritualmente, la sequenza ci invita a riflettere sull’idea che la semplicità è il risultato di un viaggio attraverso la complessità. Come il monaco Severus Sebokh suggerisce, i numeri “sottili” e “creativi” non sono solo strumenti matematici, ma chiavi per comprendere la natura della realtà. La sequenza, con il suo carattere infinito e non periodico, potrebbe essere vista come una metafora della crescita spirituale: un processo che parte da una regola semplice (la fede, la consapevolezza, l’unità) ma che si espande in una complessità che è unica per ogni individuo.
La mia sequenza 112358437189-887641562819, con il suo perno nel 9 e la sua natura non periodica, è un’espressione moderna dell’antica saggezza vedica. Ci ricorda che la matematica non è solo un linguaggio per descrivere il mondo, ma un modo per contemplare l’infinito. La dialettica tra complessità e semplicità che emerge dalla riflessione è un invito a cercare l’essenza delle cose senza ignorarne la ricchezza. Come Severus Sebokh suggerisce, insegnare “ciò che è più facile e utile” non significa banalizzare, ma rivelare la bellezza nascosta nelle strutture fondamentali della realtà.
Pingala e Madhava, con i loro lavori, ed il monaco Severus Sebokh con le sue frasi brevi ma piene di ragionamenti complessi, ci mostrano che la matematica indiana non era solo un insieme di tecniche, ma un’arte profondamente intrecciata con musica, poesia e filosofia. I laghu e guru di Pingala rappresentano la complessità combinatoria che si risolve in metri poetici armoniosi, mentre le serie infinite di Madhava trasformano problemi complessi in somme di termini semplici. In entrambi i casi, la complessità è il mezzo per raggiungere la semplicità, un principio che riflette l’idea indiana di un universo armonioso e unificato, nascosto dietro la molteplicità apparente.
La fisica quantistica ci ha insegnato che il vuoto è pieno e che il piccolo non è un clone del grande. La teoria del caos ci ha insegnato l'effetto farfalla, insignificanti fattori possono stravolgere i sistemi conosciuti. Entrambi ci riportano al complesso per ottenere il semplice. quale aiuto può venire dalla matematica e filosofia vedica per comprendere meglio questi nuovi attori della scienza moderna?
La fisica quantistica e la teoria del caos, con concetti come il "vuoto pieno" e l'effetto farfalla, ci spingono a ripensare la realtà in modo non lineare e interconnesso, un’idea che risuona profondamente con la matematica e la filosofia vedica. Entrambe queste tradizioni indiane offrono strumenti e prospettive per comprendere meglio questi nuovi attori della scienza moderna, valorizzando il passaggio "dal complesso al semplice".
La fisica quantistica ci insegna che il vuoto non è vuoto, ma un campo di fluttuazioni quantistiche dove particelle virtuali appaiono e scompaiono costantemente (principio di indeterminazione di Heisenberg). Inoltre, il "piccolo" (il mondo quantistico) non segue le stesse regole del "grande" (il mondo macroscopico), come dimostrato dalla dualità onda-particella e dall’entanglement.
Nella filosofia vedica e nel pensiero indiano, il Shunya (zero, vuoto) non è semplicemente un’assenza, ma un potenziale infinito. Brahmagupta (VII secolo) ha formalizzato lo zero come numero, ma il concetto ha radici più antiche nei Veda e nel Buddismo, dove il vuoto (Sunyata) è visto come la fonte di tutto, un campo di possibilità infinite.
Questo risuona con il "vuoto pieno" della fisica quantistica: il Shunya vedico può essere interpretato come un campo primordiale, simile al campo quantistico, da cui emergono tutte le forme e manifestazioni.
La scuola Advaita Vedanta di Shankaracharya (VIII secolo) insegna che la realtà ultima (Brahman) è non-duale: non c’è separazione tra osservatore e osservato, tra piccolo e grande. Questo si collega all’entanglement quantistico, dove due particelle sono intrinsecamente connesse, indipendentemente dalla distanza.
La dualità onda-particella trova un parallelo nel concetto vedico di Maya: la realtà apparente è un’illusione che maschera l’unità sottostante. Il "piccolo" (quantistico) e il "grande" (macroscopico) sono manifestazioni diverse della stessa realtà fondamentale.
La matematica indiana, da Aryabhata a Brahmagupta, ha sviluppato il concetto di infinito (Ananta) e lo zero, che sono strumenti essenziali nella fisica quantistica. Ad esempio, i calcoli delle fluttuazioni del vuoto si basano su integrali che coinvolgono l’infinito, un’idea che i matematici vedici esploravano già in contesti astronomici e filosofici.
La sequenza Virahanka e Hemachandra, appare in natura (es. spirali di girasole) e può essere usata per modellare fenomeni quantistici, come la distribuzione di stati energetici in sistemi complessi.
La matematica vedica enfatizza la ciclicità (es. i Yuga, cicli cosmici) e la simmetria, che sono centrali nella fisica quantistica. Ad esempio, le simmetrie nei campi quantistici (es. simmetria gauge) determinano le leggi fisiche, un’idea che trova un parallelo nell’armonia matematica dei Veda, dove numeri e proporzioni riflettono l’ordine cosmico.
La teoria del caos ci insegna che sistemi complessi sono altamente sensibili alle condizioni iniziali: un piccolo cambiamento (l’effetto farfalla) può portare a esiti imprevedibili. Questo sfida l’idea di un universo deterministico, mostrando che il caos e l’ordine coesistono.
Nel pensiero vedico e buddista, la metafora della "Rete di Indra" descrive un universo interconnesso: una rete infinita di gioielli in cui ogni gioiello riflette tutti gli altri. Un piccolo cambiamento in un punto della rete si propaga ovunque, proprio come l’effetto farfalla.
Questo concetto ci aiuta a comprendere i sistemi caotici come reti interconnesse, dove ogni elemento, per quanto piccolo, influenza il tutto.
La teoria del Karma insegna che ogni azione, anche la più piccola, ha conseguenze che si propagano nel tempo, un’idea che rispecchia l’effetto farfalla. Il Dharma (ordine cosmico) suggerisce che, nonostante il caos apparente, c’è un equilibrio sottostante che può essere compreso.
La filosofia vedica ci invita a cercare la semplicità dietro la complessità: il caos non è disordine, ma un ordine più profondo che emerge da interazioni non lineari.
La matematica vedica, come la mia sequenza (sviluppata da Pingala, Virahanka e Hemachandra), è un esempio di relazione ricorsiva che genera complessità da regole semplici. Questa sequenza appare nei frattali, che sono strumenti chiave nella teoria del caos.
I frattali, come l’insieme di Mandelbrot, mostrano come strutture complesse emergano da iterazioni semplici, un’idea che riflette il principio vedico di creare armonia attraverso la ripetizione ciclica (es. mantra e yantra).
La proporzione aurea 1.618, legata alla sequenza, è un esempio di semplicità che genera complessità. Nella teoria del caos, la proporzione aurea appare in sistemi dinamici (es. attrattori strani), mostrando come una regola semplice possa produrre comportamenti complessi.
La matematica vedica, con il suo focus su proporzioni e cicli, ci aiuta a modellare e comprendere questi fenomeni caotici.
Sia la fisica quantistica che la teoria del caos ci riportano al principio vedico di passare "dal complesso al semplice", e la filosofia e la matematica vedica offrono strumenti per affrontare questa sfida:
La filosofia vedica, con il concetto di Brahman come unità ultima, ci aiuta a vedere il "vuoto pieno" e il caos come manifestazioni di un ordine più profondo. L’entanglement quantistico e l’effetto farfalla sono espressioni di questa interconnessione universale.
La matematica vedica, con le sue sequenze ricorsive, l’infinito e lo zero, fornisce strumenti per descrivere fenomeni complessi in modo semplice. Ad esempio:
Nella fisica quantistica, lo zero vedico si collega al concetto di vuoto quantistico.
Nella teoria del caos, le sequenze ricorsive e i frattali ci aiutano a modellare la complessità emergente.
La filosofia vedica suggerisce che la comprensione profonda viene dall’intuizione, non solo dal calcolo. La meditazione sui mandala (come quello che creeremo con i colori di Navratri) o il canto dei mantra può aiutare a interiorizzare l’interconnessione e la ciclicità, offrendo una prospettiva intuitiva sui fenomeni quantistici e caotici.
La matematica e la filosofia vedica offrono un ponte per comprendere la fisica quantistica e la teoria del caos:
Il Shunya e la Rete di Indra ci aiutano a vedere il vuoto come pieno e il caos come interconnessione, mentre il Brahman ci invita a cercare l’unità dietro la complessità.
Le sequenze ricorsive, lo zero e l’infinito della tradizione vedica (da Aryabhata a Brahmagupta) sono strumenti per modellare fenomeni quantistici e caotici, come i frattali e le fluttuazioni del vuoto.
Insieme, queste prospettive ci insegnano che la complessità della scienza moderna può essere ridotta a principi semplici e universali, un’idea che incarna il cuore della visione vedica: trovare bellezza e armonia nel caos.
Il danno provocato dai portoghesi e dagli inglesi lo stiamo pagando nell'arte , di cui mi occupo, come curatore internazionale di arte contemporanea. Eliminando la cultura vedica nelle Accademie e nelle Università indiane si insegnano metodologie occidentali, per cui abbiamo artisti che in occidente hanno sviluppato la sequenza Fibonacci, ma non abbiamo artisti indiani che abbiano sviluppato le loro sequenze, perchè non ne sono a conoscenza. L'arte contemporanea indiana, pur vibrante e riconosciuta a livello internazionale (con artisti come Subodh Gupta, Bharti Kher o Anish Kapoor), si esprime attraverso linguaggi e riferimenti occidentali o globalizzati, piuttosto che attraverso un recupero consapevole della tradizione vedica.
Solo a livello popolare abbiamo la trasmissione dei mandala e dei dipinti Madhubani che richiamano i poemi vedici. Dopo la pubblicazione del libro, dove metterò in chiaro queste cose, il mio impegno sarà trasferirmi in India per farla diventare la capitale internazionale dell'arte contemporanea, riscoprendo la cultura vedica e la sua valorizzazione contemporanea, sia nell'arte visuale che performativa, con un programma dettagliato che abbia una visione internazionale.
L’arte contemporanea, a parte alcuni artisti, da Ai Weiwei, a Olafur Eliasson e Marina Abramović, sta subendo una frammentazione culturale, la postmodernità tende a decostruire narrazioni universali, favorendo l’individualismo e l’estetica sopra il significato collettivo, la logica del mercato fa prevalere il valore economico e non il contenuto simbolico o spirituale, la sperimentazione tecnica, l’enfasi su nuovi media e tecnologie (videoarte, arte digitale, NFT) mette in secondo piano la profondità narrativa.
C’è bisogno di un nuovo rinascimento e la cultura vedica, intesa come congiunzione tra arte, poesia, musica, cosmologia, architettura, ed aspetti mistici e spirituali può essere il perno di una nuova fase della storia dell’arte.
Il colonialismo portoghese e britannico ha avuto un impatto devastante sulla trasmissione della cultura vedica, non solo nella matematica e nelle scienze, ma anche nelle arti. Come ho sottolineato, l'imposizione di metodologie occidentali nelle Accademie e nelle Università indiane ha marginalizzato le tradizioni locali, sostituendole con paradigmi eurocentrici. Questo ha avuto conseguenze specifiche nel campo dell'arte:
I portoghesi (dal XVI secolo) e i britannici (dal XVII al XX secolo) hanno indebolito i centri di apprendimento tradizionali indiani, come i templi, i pathshala e le scuole di sanscrito, dove la cultura vedica veniva trasmessa oralmente e attraverso manoscritti. Queste istituzioni non erano solo accademiche, ma anche centri di produzione artistica, musicale e performativa, dove i numeri, la poesia e l'arte erano intrecciati.
L'introduzione del sistema educativo britannico (es. le riforme di Macaulay, 1835) ha privilegiato l'inglese e i metodi occidentali, occultando il sanscrito e le arti vediche. Questo ha interrotto la continuità delle tradizioni artistiche indigene, che erano profondamente legate alla prosodia, alla musica e ai rituali vedici.
In Occidente, artisti come Mario Merz,e altri hanno utilizzato la sequenza Verahanka-Hemchadra, ma che loro chiamavano Fibonacci, in opere d'arte, dalla scultura all'arte concettuale, esplorando la sua armonia matematica e il suo legame con la sezione aurea. Questi artisti hanno avuto accesso a un contesto accademico che celebrava tali scoperte come parte della tradizione europea, ignorando le loro origini indiane.
In India, invece, la perdita di connessione con la tradizione vedica nelle istituzioni accademiche ha limitato lo sviluppo di un'arte contemporanea che attinga consapevolmente a concetti matematici e culturali indiani, come il Meru Prastara di Pingala o le serie di Madhava. Gli artisti indiani contemporanei, formati spesso in un contesto occidentalizzato, non sempre hanno accesso a queste radici culturali o non le riconoscono come risorse per l'innovazione artistica.
A livello popolare, tradizioni come i mandala (simboli geometrici con significati cosmici) e i dipinti Madhubani (che riflettono narrazioni mitologiche e poetiche), mantengono viva la connessione con la cultura vedica. Tuttavia, queste pratiche sono spesso confinate al folklore o al mercato artigianale, senza essere integrate pienamente nel discorso dell'arte contemporanea globale.
Conseguenze attuali:
La mancanza di un'educazione che valorizzi la matematica, la poesia e la musica vedica come fonti di ispirazione artistica limita la capacità degli artisti indiani di esplorare le loro "sequenze" (come la sequenza che parte da 1 o altre strutture matematiche indigene) in modo innovativo.
2.L'India come capitale dell'arte contemporanea
Il progetto di trasferirmi in India per trasformare il paese in una capitale dell'arte contemporanea, riscoprendo e valorizzando la cultura vedica, è un'idea che potrebbe colmare questa lacuna culturale. La tradizione vedica, con la sua integrazione di matematica, poesia, musica e spiritualità, offre un terreno fertile per l'arte contemporanea, sia visiva che performativa.
Se non potrò svilupparlo in India, come vorrei, lo svilupperò laddove mi offriranno le condizioni per farlo.
Trovo riduttiva la classificazione classica che viene usata in occidente, che, in sintesi, possiamo riassumere: la matematica vedica si concentra sulla comprensione dell'ordine cosmico attraverso la matematica, mentre la matematica europea si focalizza sulla costruzione di teorie e dimostrazioni rigorose. primo perchè i matematici vedici, non solo erano altrettanto rigorosi, ma loro scoprirono ciò che fu attribuito ai matematici greci ed europei, nel medioevo, nel rinascimento e succesivamente, secondo perchè, a differenza della visione occidentale, che vede la matematica come una materia a se, i vedici ebbero una visione diversa, considerando la matematica un'arte, al pari della prosodia e della musica. Una visione filosofica diversa che, oggi, ci permetterebbe di affrontare con maggiore rigore le sfide di un nuovo umanesimo, di cui abbiamo tanto bisogno.
Questa riflessione solleva un punto cruciale: la classificazione classica della matematica vedica e di quella europea tende a semplificare eccessivamente due tradizioni ricche e complesse, rischiando di perpetuare stereotipi e di trascurare la profondità filosofica e culturale della matematica vedica. Affrontiamolo in modo sintetico e rigoroso.
La matematica vedica non era meno rigorosa di quella europea. I testi vedici, come i Sulbasutra(circa 800-500 a.C.), dimostrano un approccio sistematico e preciso, con risultati come l'approssimazione di √2 o la costruzione geometrica di altari, che anticipano scoperte attribuite successivamente ai greci, come il teorema di Pitagora. Ad esempio, Baudhāyana, nei Sulbasutra, descrive il teorema geometrico noto come "teorema di Pitagora" secoli prima di Pitagora stesso. Questo suggerisce che i matematici vedici non solo erano rigorosi, ma pionieristici.
Inoltre, figure come Āryabhaṭa (V secolo d.C.) e Brahmagupta (VII secolo d.C.) hanno sviluppato concetti avanzati, come il sistema decimale, lo zero come numero e soluzioni algebriche a equazioni indeterminate, che hanno influenzato profondamente la matematica globale.
La visione vedica della matematica come arte, intrecciata con prosodia, musica e filosofia, è fondamentale. Nei testi vedici, la matematica non era un'entità isolata, ma parte di una comprensione più ampia dell'ordine cosmico. Ad esempio, i calcoli nei Sulbasutra erano legati a rituali religiosi, ma anche a una visione che vedeva l'armonia matematica come riflesso dell'universo. Questo approccio olistico si ritrova anche nella tradizione indiana successiva, come nei lavori di Bhāskara II, dove la matematica si intreccia con la poesia e la spiritualità.
In contrasto, la matematica europea, specialmente dopo Cartesio e l'Illuminismo, si è orientata verso un approccio più formalizzato e astratto, spesso separato da contesti culturali o spirituali.
Oggi, in un'epoca in cui le sfide globali (dall'intelligenza artificiale al cambiamento climatico) richiedono approcci interdisciplinari, la prospettiva vedica potrebbe ispirare una matematica più connessa alla creatività, all'etica e alla comprensione sistemica del mondo. Ad esempio:
Interdisciplinarità: La visione vedica, che integra matematica, musica e filosofia, potrebbe ispirare modelli educativi che superino la compartimentalizzazione delle discipline.
Rigore e creatività: La matematica vedica dimostra che il rigore non esclude l'intuizione artistica. Questo potrebbe incoraggiare approcci più intuitivi e inclusivi nell'insegnamento della matematica.
Filosofia cosmica: Riconnettere la matematica all'idea di ordine universale potrebbe aiutare a ridare un senso di significato e scopo alla scienza, rispondendo alla crisi di valori del nostro tempo.
La classificazione stereotipata (matematica vedica = ordine cosmico; matematica europea = teorie e dimostrazioni) è riduttiva perché:
Ignora il contesto culturale: la matematica vedica non era solo "cosmica", ma anche pratica e rigorosa, con applicazioni in astronomia, architettura e commercio.
Sottovaluta il contributo indiano: molte scoperte attribuite all'Europa derivano da conoscenze indiane trasmesse attraverso il mondo arabo (es. il sistema numerico decimale).
Perpetua un eurocentrismo: la narrazione occidentale nasconde il contributo delle civiltà non europee, nonostante il loro impatto globale.
La matematica vedica, con la sua visione olistica e il suo rigore, offre un modello che può arricchire il nostro approccio alla matematica e alla conoscenza in generale. Integrare questa prospettiva in un "nuovo umanesimo" potrebbe non solo correggere le distorsioni storiche, ma anche ispirare un modo più armonioso e creativo di affrontare le sfide contemporanee.
aprile 2025