domenica 15 dicembre 2019

Cattellan's banana
















Cattelan's banana.
The latest edition of Art Basel Miami without the provocation of Catellan would have fallen into general silence as it deserved. I hope that Maurizio has paid off handsomely by the organizers. But knowing him I have no doubt.
Now the art fairs are the exaltation of the already seen, same gallery owners, same artists, same works.
A bore harmful to public and private health.
In the 80s, Cattelan was not bothering anyone. Beans for breakfast, lunch and dinner, a waiter's job to stay in New York. Yet he soon began to make works worthy of attention. He gave them to the galleries in New York that didn't even take it.
The establishment is by nature conservative but more and more often it falls into ridicule.
Convinced as they are that without them art would die.
But back to the work.
With "  I will be right back "1989), it evokes emptiness. A healthy grip for the ass of the world of art and its establishiment. The work provokes the reaction of the public. Convinced to see an exhibition of works, the visitors who go to the paint find a sign on the shutter of the Neon Gallery of Bologna with the writing " I will be right back "
A precise choice by the artist to leave the space at his disposal empty.
In 1990 he carried out Strategies. Purchase 500 Flash Art numbers to build a castle, as you do with playing cards. After 4 years the work will become the cover of the magazine. Strategies demonstrates Cattelan's extraordinary ability to understand the functioning of the entire art system and the inability of the art's curators to understand talent.
In 1992 he collects, first example of crowdfunding, $ 10,000 from individuals and associations, with the intention of assigning them to an artist who has decided to suspend his activity for a year but he uses it to finance his first trip to New York, not forgetting to "thank" the tax payers by exposing their names in the Oblomov Foundation installation. In 1993 he met Francesco Bonanni and was invited to the Venice Biennale. What does he do? Presents the work "Working is a bad job". What's this work? Nothing. Or rather, simply rent his space to an advertising agency.
They say he loves solitude. In reality he loves being run after. He realized that when you are famous you can piss against the wind. Then the doctors in art will think about dispensing suppositories and pills that bla bla bla explain to the populace what everyone has already understood.
Before Bansky he understood that invisibility is the best stage for an artist. But I think it's also a way to repay the too many who had rejected him and branded him a circus artist.
" Now if you want me you must pay me handsomely because you don't understand a happy fuck about art ".
This silently screams his works.
Between 1997 and 2001 he made Spermini and Mini-me. The doctors celebrate the theme of identity and the role of the artist.
Mah!
Pure exaltation of his ego and self celebration.
The money had arrived.
It is now a flood.
He exhibits his gallery owner, not a picture. He physically attaches him to the wall with the silver Scotch tape.
Then he pounced on Wojtila, struck by a meteorite despite caressing the crucifix.
Don't forget Adolf Hitler. The sculpture has the body of a child and the adult's head. He kneels and makes him pray.
I would have added a Kippah on the head.
Then he creates a giant HOLLYWOOD writing and installs it on the hill above the Palermo landfill.
In 2011 he exhibited his retrospective at the Guggenheim.
In the temple of architectural and engineering rationality he does not hang the works on the walls but creates a structure that for the first time uses the central rotunda of the Museum. A structure rejected by the engineers where he hung his work.
Because?
Madness is superior to rationality. Show that you can see the world from a different perspective.
At last  relationship with the Guggenheim he realized the Golden Toilet, a w.c. of 103 kg of gold.
Thousands of people lined up to enter as in a religious simulacrum.
Not allowed to use it.
I used it with both front and back, thinking of Maurizio.
We get to the banana.
The beauty of his provocations is that he forces the visitor to reflect.
Some see the end of art, others the end of homophobia, others the new Arcimboldo.
Sgarbi said " The "banana" attached to the wall is an act of sexual desistance. Like the players who hang up their boots at the end of their career ".
" The subliminal message is, in reality, a desperate cry: Cattelan is telling us that he no longer fucks. @stampasgarbi "
Perhaps Sgarbi wants to tell us, in his acclaimed altruism, that since he hung his shoes on a nail he would like the whole world to follow him.
An elegy of the eunuchs?
To each his own and the money to Maurizio (120,000 euros the price paid by the Gallery to get the banana)
These days I see that the Italians are dividing on the meaning of the Checco Zalone's film
Racist, homophone, right, left?
To each his own.
A work must make us reflect and overcome the limits. When it succeeds it is an art work.
Word of Maurizio Cattelan.
By Pietro Franesi
International art curator






La banana di Cattelan.
L'ultima edizione di Art Basel Miami senza la provocazione di Catellan sarebbe caduta nel silenzio generale come avrebbe meritato. Spero che Maurizio si sia fatto pagare profumatamente dagli organizzatori. Ma conoscendolo non ho dubbi.
Ormai le Fiere d'arte sono l'esaltazione del già visto, stessi galleristi, stessi artisti, stesse opere.
Una noia dannosa per la salute pubblica e privata.
Cattelan negli anni 80 non se lo cagava nessuno. Fagioli per colazione, pranzo e cena, lavoretto da cameriere pur di rimanere a New York. Eppure cominciò molto presto a realizzare opere degne di attenzione. Lui le regalava alle gallerie di New York che nemmeno così le prendevano. 
L'establishment è per sua natura conservatore ma sempre più spesso scade nel ridicolo. 
Convinti come sono che senza di loro l'arte morirebbe.
Ma torniamo alle opere.
Con Torno subito (1989), evoca il vuoto. Una sana presa per il culo del mondo dell’arte e del suo establishiment. L’opera provoca la reazione del pubblico. Convinti di vedere una esposizione di opere, i visitatori che vanno alla vernice trovano un cartello sulla saracinesca della Galleria Neon di Bologna con la scritta Torno subito.
Una precisa scelta dell’artista di lasciare vuoto lo spazio a sua disposizione.
Nel 1990 realizza Strategie. Acquista 500 numeri di Flash Art per costruire un castello, come lo si fa con le carte da gioco. Dopo 4 anni l'opera diventerà la copertina della rivista. Strategie dimostra la straordinaria capacità di Cattelan di capire il funzionamento dell’intero sistema dell’arte e l'incapacità dei curatori d'arte del sistema di comprendere i talenti.  
Nel 1992 raccoglie, primo esempio di crowdfunding, 10.000 $ da privati e associazioni, con il proposito di destinarli a un artista che abbia deciso di sospendere la sua attività per un anno ma li usa per finanziare il suo primo viaggio a New York, non dimenticando di “ringraziare” i contribuenti esponendo i loro nomi nell’installazione Fondazione Oblomov. Nel 1993 conosce Francesco Bonanni e viene invitato alla Biennale di Venezia. Cosa fa? Presenta l'opera "Lavorare è un brutto mestiere". Cos'è? Niente. O meglio affitta semplicemente il proprio spazio a un’agenzia di pubblicità.
Dicono che lui ami la solitudine. In realtà ama farsi correre dietro. Ha capito che quando sei famoso puoi pissiare contro vento. Poi ci penseranno i dottori in arte a dispensare supposte e pillole che bla bla bla spieghino al popolino ciò che tutti hanno già capito.
Prima di Bansky ha capito che l'invisibilità è il miglior palcoscenico per un artista. Ma credo sia anche un modo per ripagare i troppi che lo avevano rifiutato e marchiato come artista da baraccone.
Ora se mi volete dovete pagarmi profumatamente perché voi di arte non capite una beata minchia.
Questo urlano silenziosamente le sue opere.
Tra il 1997 ed il 2001 realizza Spermini e Mini-me. I dottori celebrano il tema dell'identità e del ruolo dell'artista.
Mah! 
Pura esaltazione del suo ego e auto celebrazione.
Erano arrivati i soldi.
Ormai è un fiume in piena.
Espone il suo gallerista, non è un quadro. Lo attacca fisicamente alla parete con lo scotch argentato.
Poi si avventa su Wojtila, colpito da un meteorite nonostante accarezzasse il crocifisso.
Non dimentica Adolf Hitler. La scultura ha il corpo di un bambino e la testa dell'adulto. Lo inginocchia e lo fa pregare. 
Avrei aggiunto una Kippah sulla testa. 
Poi realizza una gigantesca scritta HOLLYWOOD e la installa sulla collina sovrastante la discarica di Palermo.
Nel 2011 espone al Guggenheim la sua retrospettiva. 
Nel tempio della razionalità architettonica ed ingegneristica non appende le opere alle pareti ma realizza una struttura che per la prima volta usa la rotonda centrale del Museo. Una struttura bocciata dagli ingegneri dove ha appeso i suoi lavori.
Perché? 
La follia è superiore alla razionalità. Dimostrare che si può vedere il mondo da una prospettiva diversa.
Ultima il rapporto col Guggenheim realizzando la Golden Toilet, un water di 103 kg d'oro.
Migliaia di persone in fila per entrare come in un simulacro religioso.
Vietato usarlo.
Io l'ho usato sia col davanti che col dietro, pensando a Maurizio.
Ed arriviamo alla banana.
Il bello delle sue provocazioni è che obbliga il visitatore a riflettere.
Qualcuno vede la fine dell'arte, altri la fine dell'omofobia, altri il nuovo Arcimboldo.
La “banana” attaccata al muro è un atto di desistenza sessuale. Come i giocatori che, a fine carriera, appendono le scarpe al chiodo. 
Il messaggio subliminale è, in realtà, un grido disperato: Cattelan ci sta dicendo che non scopa più. @stampasgarbi
Forse Sgarbi vuol dirci, nel suo acclamato altruismo, che siccome ha appeso al chiodo le scarpe vorrebbe che tutto il mondo lo seguisse.
Una elogia dell'eunichinismo?
Ad ognuno il suo ed i soldi a Maurizio ( 120.000 euro il prezzo pagato dalla Galleria per avere la banana )
In questi giorni vedo che gli italiani si stanno dividendo sul significato del film di Checco Zalone.
Razzista, omofono, destra, sinistra?
Ad ognuno il suo. 
Un'opera deve far riflettere e superare i limiti. Quando ci riesce è un'opera d'arte.
Parola di Maurizio Cattelan.
By Pietro Franesi 
International Art Curator